Ricordate il mio articolo “profetico” del maggio 2007 che preannunciava la vittoria del Milan ad Atene? I fuochi d’artificio per quel 7° trofeo europeo dei rossoneri illuminarono a giorno le ombre fittissime di una squadra in pieno declino, abbagliando Società e tifosi e alimentando in loro un’illusione di imperitura onnipotenza. Il disastro di quell’illusione non tardò a delinearsi.
Al contrario del Milan di allora, l’Inter approda alla finale di Madrid in possesso di tutti i requisiti calcistici per ambire al trono d’Europa: bel gioco offensivo, sapienti schemi tattici, organico stellare e mentalità vincente. José Mourinho ha il merito indiscusso di averla trasformata nel gioco e nella testa. Dunque, a Cesare quel che è di Cesare e a José quel che è di José: tutto questo gli va riconosciuto.
Premetto che il mio pronostico per la finale di stasera è tutto per l’Inter. Per i valori calcistici in primis, ma anche per i fatidici “segnali” premonitori, già menzionati nel 2007, che hanno caratterizzato l’intera sua stagione: grossolani errori altrui (vedi i goal divorati dalle avversarie nelle ultime giornate), la Roma sconfittasi da sola dopo il sorpasso, la partita tutta in discesa contro la Lazio ferma, qualche svista arbitrale a favore che avrebbe potuto (o dovuto?) cambiare il corso della competizione europea (vedi Chelsea-Inter), il Barcellona giunto a Milano in pullman a causa della nube vulcanica. L’ultimo “segnale” della serie è la squalifica di Franck Ribéry, giocatore vitale per il gioco del Bayern.
Tuttavia, prima che il luccichio della tanto sospirata terza coppa nerazzurra accechi il popolo interista in merito ad alcuni poco edificanti comportamenti del mister e prima che Mou s’involi verso i lidi madridisti con la patente di eroe, vorrei andare ancora una volta controcorrente e spogliarlo dell’aura “divina” costruitagli attorno.
Tanto per cominciare, che ne dite di queste distorsioni di valori? Che modello costituiscono, secondo voi, per i più piccoli e per coloro che vedono nel mister nerazzurro un idolo?
Silenzio stampa e senso del dovere. Mou percepisce uno stipendio che ritengo scandaloso, di cui afferma egli stesso di vergognarsi. Sono dell’avviso che, per quelle cifre, nulla possa giustificare un silenzio stampa di mesi. Lo considero vergognoso da parte sua e della Società che glielo consente, più che mai di questi tempi. Fino a prova contraria, la presenza in sala stampa fa parte dei doveri di un allenatore. A chi fosse sordo ai discorsi sul senso del dovere e sui valori morali e ragionasse esclusivamente in termini di denaro, ricordo che Sky e i suoi abbonati pagano dei bei soldini per godersi in anteprima i suoi show. Aggiungo che 12 milioni di euro all’anno costituiscono un “risarcimento” di tutto rispetto per qualsiasi attacco mediatico, provocazione, contestazione, polemica, critica, equivoco, errata interpretazione dei suoi sermoni o per altri “crimini” di lesa maestà ai suoi danni…
Rispetto del lavoro altrui. Vedi sopra. Vedi il modo di apostrofare i giornalisti durante le conferenze stampa. Vedi i bravi e appassionati giornalisti di Inter Channel costretti a fare i salti mortali per riempire con rubriche o immagini di repertorio i vuoti dell’attualità del campo che egli non consente di riprendere. (Vedi anche i relativi utenti paganti).
Rispetto dell’avversario. Pensate ai veri grandi dello sport, ossia ai campioni grandi uomini. Difficilmente si prenderanno beffe degli avversari perdenti come Mou ha fatto con Ranieri, né ne raccoglieranno le provocazioni dando vita a schermaglie da bambini dell’asilo.
Rispetto dei tifosi. La Pinetina trasformata in bunker, tenuta chiusa ai tifosi per mesi e riaperta loro quando il tifo faceva comodo. Le tendine dei finestrini del treno subito abbassate in risposta all’affetto dei sostenitori recatisi alla Stazione Centrale di Milano per salutare la squadra in partenza per Firenze. Purtroppo, pur di vedere la terza coppa in bacheca, i sostenitori accecati dal tifo chiudono entrambi gli occhi su questi episodi.
Grande comunicatore? Ma per piacere… Non scandalizzatevi se sul piano della comunicazione definisco Mourinho un grande perdente. O forse, un comunicatore che si cuce la bocca per mesi per paura di essere frainteso o attaccato può ancora definirsi tale?
Show man. Neologismi pittoreschi che hanno fatto la fortuna dei venditori di magliette, cartellini rossi dalla panchina, provocazioni clamorose a rischio di pesanti strascichi disciplinari (come il segno delle manette e le allusioni al Presidente del Siena Mezzaroma), uscite malaccorte spacciate per modi per distogliere la pressione dalla squadra, con il risultato di seminare vento e raccogliere tempesta e di “ingraziarsi” i mass media. Salvo poi calarsi nel vittimismo e fare dell’universo mediatico il capro espiatorio di tutti i mali. Salvo non parlare con Sky, che paga salati i diritti, e concedersi ai giornalisti inglesi. Per poi lamentarsi dell’Italia…
Egocentrismo. Mou è soprattutto innamorato di se stesso. Da qui il bisogno di attirare l’attenzione e di far costantemente parlare di sé. In bene o in male, insomma, basta che si parli di lui … I media nutrono il suo narcisismo attaccandosi ad ogni sua parola e lui ci gode come un bambino capriccioso. Il modo più atroce per farlo soffrire sarebbe quello di ignorarlo completamente.
Quante contraddizioni! Mourinho lancia il sasso e poi scappa chiudendosi nel mutismo. Auspica di smorzare i toni ma è il primo ad alzare la voce. Si definisce uno Special One, ma sottraendosi al confronto dialettico per timore di degenerazioni o fraintendimenti, dimostra di non saper controllare neppure se stesso. Dichiara spavaldo di convocare solo giocatori al 100 % e in Parma-Inter rispedisce in campo Materazzi che sta uscendo stirato….
Prostituzione intellettuale? Leggete la cartella “Caso Materazzi” sulla homepage di questo blog…
Il defaticamento dei pantofolai. Lo sa anche l’ultimo degli allenatori. Dopo uno sforzo intenso, le tossine vanno scaricate al più presto dai muscoli con un buon defaticamento, pena un inadeguato recupero e un accresciuto rischio di infortuni. Se a un esame ISEF uno studentello affermasse che dopo una partita importante è bene concedere alla squadra due giorni di riposo assoluto, il professore gli indicherebbe la porta. A ragione. Ora: immaginiamo che su un campetto di calcio un bravo e volonteroso allenatore che applica i principi corretti dell’allenamento si senta dire da un bimbo: “Dopo la partita è giusto andare a spasso per due giorni perché lo fa Mourinho e vince…” cosa potrebbe rispondere al piccoletto quel povero allenatore? Forse, che per i marziani vigono altre leggi fisiche? Oppure, che dopo le partite i gladiatori sono talmente svuotati che chieder loro di presentarsi al campo il giorno seguente sarebbe troppo?
Il richiamo di Madrid. Che i contratti siano ormai carta straccia, lo sappiamo. Che sulla fedeltà alla parola data ci siano poche speranze, anche. Tuttavia, l’impegno pluriennale di Mourinho con l’Inter presupponeva un lavoro a lungo termine, in virtù del quale la Pinetina era stata rivoluzionata dentro e fuori secondo gli ordini, pardon, i desideri di Mou. Senza parlare del tanto sbandierato affetto per il suo splendido gruppo. D’accordo che sui motivi del suo addio non ce la raccontano fino in fondo, ma vi sembra bello che i suoi ragazzi affrontino la finale già sapendo che……?
Il Crocifisso e le preghiere. E i principi cristiani sono un optional?
Stante la mentalità dominante secondo cui chi vince ha sempre ragione, questi esempi saranno tanto più deleteri se, come i segnali dell’annata calcistica preannunciano unanimemente, Mou uscirà vincitore dal Bernabeu. Fino a che il Padreterno gliela manderà buona, risulteranno infatti vincenti i valori della teatralità, della gara a chi la spara più grossa, del “in caso di torti arbitrali, vince chi grida di più”. Fino ad allora, la vergogna del bivacco di via Massaua e delle due notti trascorse all’addiaccio dai tifosi saranno “passione” e “attaccamento” ai colori nerazzurri, la disorganizzazione cronica nella vendita dei biglietti un “problema tecnico”, l’Inter Club di appartenenza del cinese residente in Polonia che ha acquistato il primo biglietto per Madrid una curiosità senza risposta, gli stiramenti che fermano i giocatori per un mese “risentimenti” o “affaticamenti” muscolari, la sindrome compartimentale di Materazzi operata con un’incisione di soli 2 cm 😀 una tecnica marziana e il “nostro” un eroe 😀 . Il “caso” Ladycalcio-Materazzi sarà un fulgido esempio dello “stile Moratti”, così come il tutto concesso a Mou.
Infine, anziché uno schiaffo alla miseria in un momento di crisi mondiale, i 600.000 di euro di premio in caso di tripletta a chi ha semplicemente fatto il proprio dovere saranno il giusto premio, un incentivo in più, o chissà cos’altro.
Non so per quanto ancora si potrà andare avanti così. La pazienza divina non è infinita, ma fino a che resisterà, l’idolo Mourinho prenderà il posto di Dio in troppi cuori nerazzurri.
Agli annali resterà il 3 °sospirato titolo europeo della Beneamata dopo un buio di 45 anni e nel ricordo collettivo, Mourinho, dio del calcio e miglior allenatore del mondo.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...