CALCIO E PAROLE

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Archive for ottobre 2009

Inter-Palermo: vincitori e perdenti

Posted by ladycalcio su sabato, ottobre 31, 2009

Il Vincitore morale di Inter-Palermo (5-3) è  Walter Zenga, accolto trionfalmente dalla “sua” Curva Nord e da tutto il pubblico dello Stadio Meazza. Walterone è nel contempo l’idolo della tifoseria nerazzurra, il vecchio amico e il futuro destinatario della panchina dell’Inter, a cui dà appuntamento a dopo l’esperienza palermitana in una sorta di scaltra autopromozione. Anche se non da vincitore, Zenga esce vincente da San Siro per lo spirito combattivo e la grinta inculcata nel suo Palermo, in grado di reagire al poker di goal subito nel primo tempo  e di segnare 3 reti in 19 minuti in casa dei Campioni d’Italia. Spigliato in conferenza stampa, grintoso e carismatico, l’indimenticabile Walterone ha un posto di diritto nel cuore di ogni interista.

La vincitrice sul campo è l’Inter, che dopo prorompenti sprazzi di gioco alternati ad altrettanti di pazzia (“Credo che abbiamo fatto ricordare la canzone Pazza Inter”, dichiarerà Javier Zanetti), ne esce con tre punti all’attivo e si stacca dalle inseguitrici. Purtroppo, i nerazzurri sono anche quelli del blackout del 2° tempo perso per 3-1, quelli “a corrente alternata” che oggi dilagano in campionato e un paio di giorni dopo  si bloccano in Europa. Dove mercoledì li attende la Dinamo Kiev

Vince anche il pubblico. Chi ha deciso di spendere i soldi per il biglietto e di recarsi allo stadio in una serata infrasettimanale, viene ripagato da 8 goal.

Perdenti sportivi sono il nostro campionato e, più in generale il calcio italiano, non più in grado di offrire alcuna alternativa allo strapotere dell’Inter. Alla Beneamata, la mancanza di avversarie all’altezza costa carissima in Europa, data l’assenza di validi parametri tecnici e fisico-atletici con cui confrontarsi.

Perdente un po’ meno sportivo è il Presidente del Palermo Zamparini, che non perde l’occasione per polemizzare e recriminare.

Il perdente la faccia è lo staff medico dell’Inter, che spedisce in campo febbricitante il 19enne Balotelli , previa  somministrazione di un farmaco a base di paracetamolo (un principio attivo con effetto antipiretico ed analgesico).  All’inizio del 2° tempo, Supermario si accascia, accusando i sintomi di una crisi allergica. A fine gara, ai microfoni di Sky, Mourinho parla di “temperatura altissima”.

Il fatto mi sembra doppiamente grave. Stando alle parole del mister, mi meraviglio innanzitutto che il ragazzo sia stato fatto giocare in presenza di uno stato febbrile significativo, con tutti i rischi del caso, primi fra tutti quelli legati al ritmo cardiaco e al meccanismo di termoregolazione.

Teniamo presente che la temperatura interna dell’organismo sale già fisiologicamente durante l’attività fisica. Questo, per favorire le reazioni biochimiche che facilitano il lavoro muscolare, la vasodilatazione (volta a migliorare l’apporto d’ossigeno ai muscoli) ed altri importanti parametri muscolari e cardiovascolari. Correre con la febbre significa indurre nell’organismo un “doppio rialzo termico”, che rischia di mandare in tilt il meccanismo di termoregolazione e – nei casi più gravi – di sfasare il ritmo cardiaco. Il cuore, già stressato dall’accelerazione dei battiti indotta dalla febbre, viene sottoposto allo sforzo della corsa, che induce a sua volta un forte aumento della frequenza cardiaca. Doppiamente stressato, il muscolo cardiaco è altresì costretto al grosso sforzo di dover pompare quantità maggiorate di sangue dai muscoli alla pelle, per favorire l’eliminazione del calore attraverso essa e scongiurare il surriscaldamento dell’organismo. L’eccessivo aumento della temperatura corporea implica ovviamente dei rischi, soprattutto a livello cardiaco e del sistema nervoso.  Senza contare il rischio di infortunio a cui viene esposto l’atleta, altamente maggiorato in dette condizioni.

In secondo luogo, mi domando se il farmaco somministrato a Balotelli  immediatamente prima della gara non fosse mai stato sperimentato in precedenza sull’atleta (omissione imperdonabile, nella gestione di un professionista!) o se perlomeno non fossero state accertate eventuali allergie del giocatore nei confronti di quel principio attivo. Il povero Supermario, visibilmente allarmato, aveva già mostrato le mani alla panchina. Nessuno aveva intuito uno dei sintomi più significativi della reazione allergica?

Intervistato da Sky, il medico dell’Inter, Prof. Franco Combi, parla di “reazione pruriginosa al farmaco”, impiegato per abbassare uno “stato febbrile leggero”  (!?).  Per Mourinho, la temperatura era “altissima”.

Giunge l’infortunio al piede per Eto’o. Il Prof. Combi a fine gara su Sky:Eto’o ha avuto un risveglio di dolore al piede (meno male, non un risentimento 🙂 !), però sta bene, non c’è problema”. “Nessun problema in vista Champions?” gli viene domandato.  Combi fa il brillante: “No, neanche adesso non ce l’ha”.

Eto’o poco dopo ai microfoni di Sky alla domanda “come stai?”: “Con mucho dolor”. Ma il pompiere-capo…, pardon, il responsabile dell’area medica nerazzurra,  è sicuro di recuperarlo per domenica contro il Livorno. Del resto, da un luminare che risolve una sindrome compartimentale acuta 🙂 con un’incisione di soli 2 cm 🙂, ci si può aspettare qualsiasi miracolo.

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Mourinho e i giocatori con l'”amico giornalista”

Posted by ladycalcio su mercoledì, ottobre 28, 2009

Cito dall’odierna conferenza stampa di José Mourinho, che alla vigilia di Inter-Palermo ha approfondito il suo concetto di turnover:

“Ovviamente, quando un Cordoba ti risponde in campo come ha risposto, un Vieira ti risponde in campo come ha risposto, l’allenatore, dopo, fa anche fatica a decidere se loro sono titolari o se loro entrano nel turnover. In questo momento, dopo, il giocatore ti crea un problema bellissimo, ti crea un problema che tu vuoi veramente avere (…)”.

“E per questa ragione, ovviamente, in una di queste due partite, Cordoba giocherà di nuovo: o gioca domani, o gioca con il Livorno… e Patrick lo stesso, o gioca domani di nuovo, o giocherà col Livorno… perché questa è la pressione che mi piace che un giocatore mi faccia. A me, quando un giocatore va al mio ufficio …knock knock knock (bussa alla porta, ndr.)… ‘io non sono soddisfatto, io voglio giocare, io devo giocare di più’… o quando chiede a un amico giornalista: ‘Scrivi qualcosa di me, scrivi che io devo giocare di più’ o ‘io ti dico la squadra che gioca domani ma tu scrivi qualcosa di positivo su di me’… questo non mi piace….”. “ A me piace veramente che un giocatore in campo dica all’allenatore: ‘io voglio giocare’ e dimostri per che ragione vuole giocare”.

A chi si riferiva? Mou ha detto il peccato ma non il peccatore… Ciascuno scorra la lista dei convocati per Inter-Palermo, le ultime formazioni nerazzurre scese in campo e il minutaggio di ciascun giocatore. Poi, si faccia liberamente la sua idea…

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Inter militodipendente?

Posted by ladycalcio su lunedì, ottobre 26, 2009

Squadre schierateTabellone 2-1

Sabato sera, a San Siro, mi aspettavo qualche festeggiamento a Javier Zanetti. Giunto alla sua 476^ presenza in campionato in nerazzurro, il Capitano ha eguagliato nientemeno che Giacinto Facchetti. Invece, niente premiazioni né coreografie. Soltanto l’ennesima fascetta commemorativa…

Mi aspettavo di più anche dalla partita, quanto mai deludente sul piano del gioco e decisa dagli errori dei rispettivi portieri: lo svarione di Campagnolo sull’1-0 di Muntari e il pasticcio di Julio Cesar nel finale, terminato con l’atterramento di Plasmati e il rigore trasformato da Mascara. Sarà un influsso del momento. Prima Dida in Real-Milan, poi i numeri di Hans-Jörg Butt in Bordeaux-Bayern, con un calcio di rigore provocato e due parati dall’estremo difensore dei tedeschi.  Speriamo che il bacillo non contagi anche Giulietto Cesar, il mio personalissimo “Pallone d’Oro”!

Tornando ad Inter-Catania, osservo mestamente la Beneamata dagli spalti, domandandomi come possa essere la stessa squadra dei 5 goal al Genoa. È irriconoscibile. Non ha un gioco. D’accordo, mancano uomini importanti come Milito e Motta e in più, Mourinho ha attuato il turnover. Ma la causa del non gioco non può essere quella.  Come attaccarsi a questa scusa in presenza del mastodontico organico da doppia rosa voluto da Mourinho?

Continuo ad osservare, concentrandomi sui singoli dettagli tecnici di cui si riempiono la bocca  giornalisti e commentatori:  la squadra è carente nella propulsione sulle fasce? È troppo lunga o troppo corta?  Difetta nelle ripartenze? Oppure è un problema di linee, di schemi o di quant’altro si voglia?

Non voglio esagerare, ma in questa serata sarebbe più facile dire cosa funziona: pochissimo. Per di più, contro un avversario di caratura decisamente modesta. Riassumiamola senza tanti fronzoli: l’Inter è lenta, macchinosa, senza idee. Non corre, non verticalizza, non crea movimento senza palla. Ci risiamo con i passaggi indietro, con la manovra che non avanza, con i giocatori fermi sulle gambe che non corrono. Mancano gli spunti e le idee.  Emerge ancora una volta Sneijder, che lotta su ogni pallone, si divincola fra gli avversari ed esibisce la sua prodigiosa “castagna”, che salva ancora una volta il risultato. Purtroppo, il suo infortunio muscolare (che lo renderà indisponibile per Kiev) rappresenta una grossa tegola per l’Inter.

Certo, con Milito era tutt’altra musica. Ma allora dobbiamo dedurre che il gioco dei nerazzurri sia affidato agli spunti, all’estro ed alla fantasia individuale? Ci rendiamo conto che ciò significherebbe un grosso pericolo in caso di defezione del singolo, oltre che il fallimento totale di chi siede sulla panchina?

Né mi è piaciuto Balotelli. Reduce dal pubblico rimprovero da parte del suo tecnico, Supermario avrebbe probabilmente desiderato rifarsi segnando un goal. Peccato che in certi casi il pallone sia meglio passarlo al compagno meglio piazzato, come il n° 45 nerazzurro avrebbe dovuto fare in più occasioni…

Ladycalcio si rifà della serata insipida gustandosi delle ottime lasagne e dei profiterol da sogno sotto la tribuna rossa.

Intanto, mentre domenica pomeriggio Telelombardia manda in onda un’esilarante antologia delle papere storiche di Dida, l’Inter si avvicina al delicatissimo scontro di Kiev, per affrontare il quale servono testa lucida e gambe scattanti. Eppure, anziché ripulire immediatamente i muscoli dei suoi uomini dall’acido lattico della partita con una seduta domenicale mattutina defaticante (come comanderebbero le più elementari regole della programmazione agonistica), Mr. Mourinho concede loro l’ennesimo giorno di riposo a casa.

Riposano così anche le tossine. Nei muscoli dei suoi gladiatori.

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Inter-Dinamo Kiev 2-2: nerazzurri in Purgatorio

Posted by ladycalcio su mercoledì, ottobre 21, 2009

Non è l’Inferno, perché la competizione continua aperta per noi”, ha dichiarato ieri sera José Mourinho dopo il pareggio interno contro la Dinamo Kiev. La sua Inter, tuttavia, ultima nel girone con soli 3 punti in 3 partite, si trova sicuramente in Purgatorio. In campo europeo, ahimè, è il solito copione annunciato: dopo aver schiacciato sotto i cingoli gli avversari di campionato, in Champions League i nerazzurri ricadono nella mediocrità. Riecco la squadra senza personalità, titubante e sprecona,  i cambi di modulo in corsa del mister, la pioggia di cartellini gialli, e via discorrendo.

Potremmo riassumere così  lo spettacolo sempre uguale che si presenta ai nostri occhi in occasione degli incontri internazionali dei nerazzurri, ma quali le cause, una volta per tutte? Gli opinionisti televisivi e della carta stampata si sbizzarriscono in analisi tecniche su moduli, possesso palla, palle inattive, ripartenze,  squadre lunghe/corte e chi più ne ha più ne metta, senza mai porsi degli interrogativi sulla preparazione atletica dettata da Mourinho e senza mai sottolineare l’aspetto che per primo dovrebbe saltare all’occhio: l’evidente inferiorità dell’Inter sul piano fisico-atletico rispetto alle avversarie europee.

I giocatori di Mourinho vengono regolarmente sopravanzati nella corsa, preceduti sui palloni, negli agganci di prima, nelle ripartenze, ecc. Finiscono così per ritrovarsi stanchi e in affanno anche sui palloni decisivi.  Da qui la ridda di occasioni mancate e di errori sotto porta a cui ci tocca assistere ad ogni loro incontro di Champions League. A mio avviso, questa inferiorità deriva appunto da grossi deficit nella preparazione atletica. In primis, da evidenti carenze nella corsa, elemento base imprescindibile su cui costruire la resistenza e la potenza aerobica dell’atleta . Ripensate alle ultime partite: non importa con quale modulo si giochi, né che l’antagonista si chiami Dinamo Kiev piuttosto che Rubin Kazan: i nerazzurri sono sempre più lenti degli avversari e meno forti fisicamente, perdono i duelli in corsa e appaiono storditi dalla loro velocità e dai loro cambi di ritmo.

Vi sono naturalmente delle eccezioni individuali come Capitan Zanetti (che infatti svolge intelligentemente una preparazione personale aggiuntiva), il superdotato gigante Maicon e un Deki Stankovic in stato di grazia. Ma non per nulla, questi giocatori colpiscono immediatamente l’occhio dell’osservatore e si stagliano sui compagni.

Partendo da questo presupposto, se è vero che la sicurezza con cui si affrontano gli avversari deriva innanzitutto dalla consapevolezza della propria preparazione e dei propri mezzi fisici, non ha neppure senso parlare di fattore psicologico. Il resto è cronaca: la Dinamo che rischia di andare in rete già al 3’ e che ci riesce comunque al 5’;  la superiorità di Yarmolenko sulla fascia sinistra, che mette più volte a rischio la difesa interista; l’Inter che riesce a rimontare due volte lo svantaggio con due splendide reti (il lungo pallone beffardo di Stankovic e l’incornata rabbiosa di Samuel); i goal mangiati da Suazo e dall’acciaccato Eto’o (non era Mourinho quello che convocava soltanto giocatori al 100%?); il maldestro autogoal di Lucio; i soliti cambi di modulo durante la partita, a testimonianza delle incertezze tattiche di Mou; l’arbitraggio sfavorevole da parte del Sig. Atkinson; la pioggia di gialli per  Maicon (ora in diffida), Chivu e Stankovic, che rischia di costare cara nei prossimi incontri; Materazzi centravanti aggiunto dal 40’ del 2° tempo (mister, doveva aspettare ancora un po’…) per mancanza di punte (la spiegazione di Mourinho: “Quando tu non puoi andare con cane, vai con gatto”). Chissà come sarà contento Matrix della definizione…

Con tutto ciò, non tutto quello che l’Inter ha messo in mostra è da buttare. Anzi. I nerazzurri si trovano finalmente meglio nei passaggi, stanno assimilando gli schemi, deliziano il pubblico di San Siro con i preziosi assoli di Sneijder e i virtuosismi di Eto’o, come lo splendido stop di petto con assist di prima sul finire del primo tempo. Ma purtroppo per loro, i valori europei sono diversi da quelli del nostro campionato.

In calcio, di Paradiso a Inferno la distanza è molto molto corta”, ha sentenziato Mourinho. Nulla di più vero. Quella di ieri avrebbe potuto essere una vittoria (se solo Suazo non avesse mancato un goal già fatto sotto porta) o una sconfitta (se l’ottimo Sheva non avesse fatto altrettanto sul fronte opposto).

Intanto, mentre è discutibile se la sconfitta interna del Barcellona con il Kazan abbia migliorato o peggiorato la posizione della Beneamata, il bilancio dell’Inter europea di Mourinho è un dato di fatto: 2 soli  successi, 6 pareggi e 3 sconfitte, con le ultime 8 partite senza vittorie. L’ultimo successo dei nerazzurri in Champions League risale esattamente a un anno fa:  Inter-Anorthosis 1-0, del 22 ottobre 2008.

Ricordo che Mourinho percepisce un milione di euro al mese per riportare l’Inter sul tetto d’Europa. Non sarebbe ora che rendesse conto del suo operato? Sempre più insicuro e scuro in volto, il mister, la cui permanenza sulla panchina dell’Inter mi appare sempre più transitoria, ha dichiarato che della sua Intermi piace l’atteggiamento, il coraggio, lo sforzo…”. Ma tutto questo non basta. Come non basta, a mio avviso, la preparazione fisico-atletica dei suoi uomini, che cominciano a pagare lo scotto delle doppie giornate libere copiosamente elargite loro dal mister con ritmo pressoché settimanale e la penuria di doppi turni giornalieri d’allenamento. Chiedo scusa, ma tre sedute settimanali  di training di neppure mezza mattina/pomeriggio mi fanno pensare ad un programma amatoriale…

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0-5! La corazzata Inter affonda il vascello Genoa

Posted by ladycalcio su domenica, ottobre 18, 2009

Julio Cesar GESquadre schierate GEEntrata in campo GEStadio Ferraris

Una trasferta, quella di ieri sera, che i sostenitori nerazzurri serberanno a lungo fra i ricordi più belli.

Lasciato alle spalle il gelo di Milano, la temperatura atmosferica nel capoluogo ligure è mite, quella del tifo casalingo decisamente calda. C’è tanto colore: ai balconi e alle finestre delle case attorno allo stadio sventolano bandiere e striscioni, a testimonianza di quanto sia sentito l’imminente incontro.

Mi trovo sulla tribuna dello Stadio Luigi Ferraris, disegnato da Renzo Piano: una bomboniera in stile inglese dove dal parterre ti sembra di toccare il campo, dal quale ti separa soltanto una  vetrata.

L’Inter adotta la giusta tattica: aspetta il Genoa nei minuti iniziali, segna a freddo e dilaga con un altisonante 0-5: Cambiasso, Balotelli, Stankovic, Vieira e Maicon affondano il vascello di belle speranze di mister Gasperini. Picco di una partita a senso unico, lo splendido goal di prima da metà campo di Stankovic, che sorprende un Amelia uscito a farfalle. Una rete da manuale, che rivedremo tante volte negli highlight TV. Intelligenza, freddezza e piedi buoni sono invece il biglietto da visita di Sneijder, inseritosi a tempo di record nell’insieme di Mourinho.

L’”ex” Hernan Crespo si scalda sotto la tribuna, applaudito dai tifosi interisti presenti: un bello spicchio di nerazzurro che fa sentire il suo entusiasmo.  Di certo, Crespo questa serata se l’era figurata in tutt’altro modo…

Sul fronte casalingo, è all’inglese anche il pubblico, che continua a incoraggiare i rossoblu nonostante il passivo sempre più pesante. Ma il Genoa, come si suol dire,  è già sotto la doccia. Per un attimo immagino cosa accadrebbe a San Siro se a subire in quel modo fosse l’Inter… già mi sembra di sentire le bordate di fischi e i cori “Andate a lavorare…”.

Il 2° tempo finisce senza i minuti di recupero per manifesta inferiorità della squadra di casa. I genoani irriducibili si sfogano gridandone di tutti i colori al povero Roberto Scarpini, che prosegue il suo lavoro senza perdere l’aplomb.  In fatto di professionalità e di nervi saldi, lo Special One avrebbe tanto da imparare da lui!

Ladycalcio lascia lo stadio e si gusta una squisita focaccia genovese in un bar lì appresso. Il Luigi Ferraris è situato in posizione favorevolissima per imboccare l’autostrada per Milano. Quasi quasi, a quell’ora la via verso casa è più veloce da lì che non dallo Stadio Meazza con gli scalcinati mezzi pubblici milanesi!

Per l’Inter, una serata di grazia, dove tutti i meccanismi sono apparsi oliati e funzionanti a meraviglia. Ma non illudiamoci. Né illuda il fatto che la squadra abbia dominato l’avversario anche in assenza di due uomini-chiave come Milito ed Eto’o e di Thiago Motta. Le assenze hanno pesato ancor di più sul fronte avversario, che non disponendo del portafoglio di Massimo Moratti, non può certo permettersi di possedere due rose di prima schiera. In più, dando uno sguardo alla classifica di Serie A, si comprende come il livello del calcio nostrano (e dunque, quello delle antagoniste dell’Inter) sia sceso in cantina, esponendo l’undici nerazzurro  ad un pericoloso salto di qualità in termini di avversari negli incontri europei.

Nonostante la sonante vittoria, nel dopopartita Sky José Mourinho riesce ad inventarsi dal nulla l’ennesimo battibecco con Massimo Mauro, che pure aveva sottolineato gli aspetti positivi della partita dell’Inter. Ormai, quello del mister nerazzurro è un partito preso, un capriccio infantile.

Nel raggiante postpartita di Inter Channel , infine, da segnalare i notevoli progressi linguistici del diligente Lucio, passato in breve tempo dal traduttore a un italiano già ben comprensibile.

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Materazzi e Checco Zalone: zeru buon gusto!

Posted by ladycalcio su giovedì, ottobre 15, 2009

Ladycalcio ha pazienza. Sa attendere.

Dall’inizio della settimana ho atteso invano qualche altolocata reazione di sdegno alla penosa esibizione di Marco Materazzi nel corso del Checco Zalone Show, andato in onda domenica scorsa sulle reti Mediaset: un’invettiva di Vittorio Sgarbi contro l’illitterazione? Una battutaccia di Umberto Bossi? La commiserazione da parte di qualche cultore della lingua italiana? Nulla di tutto ciò. Probabilmente, da quelle parti si è pensato di stendere un pietoso velo sullo show. Oppure, di Materazzi ormai non interessa e non meraviglia più nulla.

No problem, ci penso io. Non so che concetto abbiate voi dello humour, dello spirito, della parodia e della comicità. Per come la vedo io, la rivisitazione del “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi ad opera del “geniale” duo letterario Materazzi-Zalone, con la collaborazione della ridanciana Teresa Mannino, è TV spazzatura senza appello.

Per i miei parametri, Checco Zalone si classifica già come “inguardabile”. Trovo che numeri come quello in oggetto non abbiano nulla a che fare con l’arguzia e la comicità e che siano soltanto bassa forza, volgarità e grossolanità pure.

La “variante” del Nabucco partorita dal “geniale paroliere” Materazzi, com’è stato definito, non ha bisogno di commenti: “Va pensiero sulla litoranea/va e si posa sui kiwi e sui lassie/si pulisce la c***a del cane/altrimenti la fa nel salotto/di casa tua”.

Chi dubitasse che Ladycalcio fosse improvvisamente impazzita, può rivedere questa pena in Internet e riascoltare con le proprie orecchie il testo “rivisitato”,  cantato non fra le quattro mura di un’osteria di Roccacannuccia (provincia di Lecce, città natale di Matrix), ma in prima serata su Canale 5, in differita  dal palco del Teatro Ariston di Sanremo, in coro con la platea più becera.

D’accordo essere contrari alla censura, ma sono dell’idea che un limite al cattivo gusto andrebbe comunque posto. Se non altro, trovo che i mass media non dovrebbero mai derogare dalla più elementare forma di rispetto per il nostro patrimonio culturale. Parlare di cultura a Checco Zalone e Materazzi vi fa sorridere?

Può darsi, ma da ridere ci trovo ben poco. Credetemi, ho provato solo una gran pena nel vedere Marco prestarsi ad una simile umiliante comparsa, quasi non avesse più altro mezzo per far parlare di sé.  Ma il  dramma vero, è che lui non se ne rende conto, supportato nella sua convinzione di essere “brillante” e spiritoso da recensioni che per prime dovrebbero far piangere. Ne è un esempio quella di Aldo Grasso su Corriere.it, in cui Matrix viene definito “fine paroliere” (!?) e Zalone “irresistibile” (forse, nel senso che non si riesce a reggerlo?).

Qualcuno ha parlato di presunti applausi finti e di risate registrate. Di certo, se fossi stata presente  avrei fischiato a pieni polmoni, con il desiderio – neppure tanto segreto – di abbinare al mio dissenso un contorno di pomodori pugliesi. Per tacere delle implicazioni politiche emerse dallo show, che mi astengo dal commentare (Il Va Pensiero è l’inno della Padania), destinate comunque ad “ingraziare” al giocatore altre “simpatie”.  E non a lui soltanto.

Temo infatti che oltre ad aver fatto rivoltare nella tomba Giuseppe Verdi, l’esibizione di Matrix (che per sua ammissione del testo originale non ha capito “un c***o”) rischi di essere molto poco edificante per i figli a scuola…

Tutti ricordiamo quel tal compagno (di solito, l’ultimo della classe o giù di lì) che si divertiva a bastardare la Divina Commedia di Dante. Ma erano goliardate da teenager. Il tre volte genitore Marco Materazzi, l’età della ragione dovrebbe averla raggiunta da un pezzo.

Intanto, forse non a caso, ieri l’Inter l’ha spedito sullo Stelvio, a quota 3200, a rinfrescarsi le idee.

Nel frattempo, sul suo blog Materazzi afferma di aver pienamente recuperato dall’ “infortunio muscolare alla gamba” (AAAHHHHHH!!! È CADUTA LA FACCIATA DEL “RISENTIMENTO”!!! ;-)) rimediato in Svizzera lo scorso 5 settembre. Il mio augurio di cuore a Matrix è di ritrovare pienamente la salute e di poter tornare al più presto a “parlare” sul campo.

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Irlanda-Italia: pareggio per il rotto della cuffia!

Posted by ladycalcio su domenica, ottobre 11, 2009

Si può fingere di essere contenti, come ha fatto ieri sera Marcello Lippi al termine dell’incontro. In realtà, per una squadra Campione del Mondo con l’ambizione di riconfermarsi tale, siamo in presenza di un serio campanello d’allarme: due volte in svantaggio su altrettante splendide conclusioni avversarie, in difficoltà ad eludere le marcature a uomo degli irlandesi (bravi a chiudere gli spazi agli Azzurri) e per di più, protagonista di gravi errori tattici.

Primo fra tutti, quello sull’1-0, nato da un fallo di Legrottaglie: la “mina” di Whelan su cross fintato sorprende i difensori di Juvitalia, tutti arroccati in mezzo all’area ad aspettare il pallone al centro, senza nessuno rimasto fuori ad occuparsi dell’uomo libero. È una difesa di uomini che giocano in Serie A?

Si vorrebbe vedere inquadrata la nostra panchina, soprattutto la faccia di Lippi. Su quella irlandese, il Trap è inossidabile e pregusta uno scherzetto all’Italia che gli sfugge per pochissimo.

Dopo il pareggio di Camoranesi, l’Italia mette in mostra anche dei buoni spunti, ma sbaglia troppe conclusioni.  Si fa nuovamente infilare su un tuffo da manuale di Ledger e riesce a riagguantare il pareggio soltanto in extremis, assicurandosi la qualificazione a Sudafrica 2010 ad un solo minuto dalla fine dei tempi regolamentari. Più che merito di Gilardino, la rete mi sembra demerito del portiere Given.

Campanelli d’allarme, dicevo: quelli del goal all’ultimo minuto, del punticino-chiave ottenuto a stento contro avversari di caratura inferiore, del risultato illusorio che con un colpo di spugna cancella dalla memoria di giocatori, tecnici e giornalisti le magagne messe in luce nel corso dei 90 minuti.

Campanelli d’allarme che gli allenatori di solito ignorano; per intenderci, in stile Milan Campione d’Europa 2007. Juvitalia manca di qualità e di personalità e il suo commissario tecnico ispira scarsa fiducia sia nella scelta degli uomini, sia in vista del suo chiacchierato futuro bianconero. Così come ci siamo presentati finora, difficilmente saremo protagonisti in Sudafrica.

Nell’intervista del postpartita su Rai 1, un Lippi che se l’è vista brutta ammette che la sconfitta “non era digeribile”.  Evidentemente, il punticino agguantato per i capelli ha già mandato in tilt la sua memoria: “Abbiamo sofferto molto poco, abbiamo comandato la partita” (!). Ciliegina sulla torta, il ct si aggrappa alla scaramanzia, ricordando che l’Italia si qualificò alla rassegna iridata con una partita d’anticipo in altre due occasioni: nel 1982 e nel 2006… ma qui mi sorge un dubbio:  la cabala sarà favorevole anche a Juvitalia?

L’unica affermazione di Lippi che mi trova d’accordo è “siamo in pieno cantiere”. Prosegue il Marcello Nazionale: “Il passo avanti c’è stato, adesso ce ne vogliono altri”. Con urgenza.

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CRISI NERA MILAN: GALLIANI SI TRASTULLA NEL PASSATO

Posted by ladycalcio su lunedì, ottobre 5, 2009

Far rimarcare una volta di più che  “io l’avevo detto”, “io ci avevo visto bene” (mentre tutti  gli altri avevano le fette di salame sugli occhi), potrebbe suonare noioso e ripetitivo.  Mi sembra di cadere nello scontato, tanto i fatti mi danno ormai inequivocabilmente ragione. Ma per quanto tempo mi avevano dato della visionaria? Per quanto tempo  abbiamo dovuto sorbirci  i titoli a caratteri cubitali sul “grande Milan”, la squadra più blasonata dell’universo?

Cade sempre più in basso, il Diavolo, dalle stelle del logo della Champions League alle stalle dei suoi attuali valori calcistici : 12° posto in classifica,  a – 7 dai cugini nerazzurri (quelli che “non vincevano mai”), 6 goal in 9 partite, pareggio in extremis contro l’Atalanta ultima in classifica rimasta in dieci e grottesca sconfitta casalinga europea contro lo Zurigo.

Il tonfo che nell’odierna edizione di Studio Sport (Italia 1) delle ore 13.00 ha ispirato al supertifoso rossonero Carlo Pellegatti un’“imbarazzante riflessione”: “Lo Zurigo ha perso 3-2 contro il Bellinzona, penultima nel campionato svizzero  (…), portando il suo passivo a 23 reti prese  in 12 partite.“Recentemente, si è salvato una sola volta: contro il Milan”.

Galliani ha perso i capelli ma non il “vizio” che è costato la rovina alla Società di Via Turati: crogiolarsi nel passato senza voler guardare in faccia né il presente,  né  il futuro. Su Sky, nel pre-partita di Milan-Zurigo, si era gongolato alle parole di Florentino Peres, che  sogna di giocare la finale  di Champions League contro il Milan al Bernabeu e che, come i bambini,  si è appassionato alla squadra rossonera  perché ha vinto tanto.

L’amministratore delegato di AC Milan era andato in brodo di giuggiole:  “Pochi sanno che il Milan ha 18 trofei internazionali  – e 15 invece il Real . Molti mi accusano di continuamente ripetere questa storia, ma sono quelli che non li hanno vinti e che non sanno la fatica che si fa per vincerli, quindi io sono molto molto orgoglioso e continuerò  a ripeterlo per l’eternità, voglio dire, anche perché ricordiamoci che questo ciclo…  qualcuno ci dice perché non cambiamo i giocatori…  perché è difficile cambiare giocatori che dal 2002-03 al 2007-08 fanno 3 finali, semifinali, quarti di finale, vincono sempre loro il girone… è difficile, e quindi… quindi, bisognerebbe queste cose anche capirle”.

Nell’attesa di veder scendere in campo l’inedito Milan 2040-41 con le stampelle e le barbe bianche, ripeto a mia volta “per l’eternità” che alla Champions League 2006-07, conclusasi con un finale di commedia “a braccio” di Pippo Inzaghi,  il Milan non avrebbe neppure dovuto partecipare.

Ora, per quanto in casa rossonera ci si sforzi di ignorarli, gli ingredienti della crisi in grande stile ci sono tutti:  silenzio stampa (effettivo anche se smentito),  pareggio in extremis contro il fanalino di coda del campionato su pietoso intervento della dea bendata, il malcelato rimpianto, da parte dei tifosi, di non aver perso e di veder quindi rimandato il siluramento del povero Leonardo,  l’incombere dei nomi di Filippo Galli e Billy Costacurta fra i prossimi candidati alla panchina rossonera, lo spettro “zona retrocessione” sussurrato in sordina, per non farsi sentire neppure da se stessi, le voci di una cordata straniera che intenderebbe acquistare la Società, e via dicendo.

Ora, il Milan è atteso dal  Real Madrid, dalle conseguenze del caso Fininvest-Mondadori (che rischia di azzerargli le residue risorse finanziarie) e da un percorso di rinnovamento sportivo e societario tutto in salita. Per affrontare tuto questo, non basta certo suonare la musichetta della Champions negli spogliatoi, come fa Galliani

PS – IO CI AVEVO VISTO CHIARISSIMO GIA’ NEL MAGGIO 2007, ANCOR PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE. CHI AVESSE LA MEMORIA CORTA, PUO’ RILEGGERE IL MIO “PEZZO PROFETICO”  E IL SUCCESSIVO ARTICOLO CENSURATO AI SEGUENTI LINK:

Pezzo profetico:

https://calcioparole.wordpress.com/2007/07/01/milan-campione-d%E2%80%99europa-2007-fu-vera-gloria-2/

Pezzo censurato:

https://calcioparole.wordpress.com/2007/07/01/15/

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