AUGURI
Archive for giugno 2008
CALCIO E PAROLE COMPIE UN ANNO
Posted by seppio su lunedì, giugno 30, 2008
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Italia: fine delle trasmissioni
Posted by ladycalcio su lunedì, giugno 23, 2008
“Non ci battono dal 1920”, aveva esordito il “portafortuna” Marco Civoli in telecronaca su Rai1.
L’ Italia, che ad esclusione del goal regolare annullato a Toni in Italia-Olanda non è riuscita a segnare una sola rete su azione in tutto il torneo, ha avuto la peggio ai calci di rigore contro una Spagna tecnicamente migliore e predominante nel possesso di palla. Un match tutt’altro che esaltante, ravvivato da un solo quasi-goal per parte: un tiro di Camoranesi respinto di piede da Villa e uno di Fabregas, rimbalzato sul palo su un’incertezza di Buffon.
Uniche note positive in chiave Azzurra, il portierone bianconero e la difesa, distintasi per l’ottimo Chiellini e per i raddoppi di marcatura che hanno neutralizzato Torres e Villa.
Per il resto, per tutto l’Europeo si è vista un’Italia mediocre. La nostra squadra è sempre apparsa deficitaria nella manovra e nelle conclusioni: nell’ultimo match, Cassano, prima di spegnersi, è stato l’unico a proporre palloni intelligenti. Ma non si è mai trovato con Toni, che è rimasto isolato. Discutibile la scelta dei rigoristi, con particolare riguardo a De Rossi, giocatore emotivo reduce dall’errore di Manchester. Come fatto rilevare dall’ex-fischietto Tombolini a “Notti Moandiali” (Rai 1), i tiri dagli 11 metri non costituirebbero una “lotteria” se i professionisti del calcio si allenassero a tirarli sotto pressione.
Nel dopopartita, Carlo Paris ha parlato di “Gigi Riva uomo distrutto dalla sofferenza, il Presidente Abete di “un momento in cui siamo risultati soccombenti” e di “una dimensione organica fra tutte le squadre”.
Resta la constatazione dei valori calcistici fortemente alterati rispetto agli standard dei club: il Toni Nazionale è un altro giocatore rispetto al centravanti del Bayern, Torres non gioca come nel Liverpool, pezzi da novanta come Xabi Alonso e Fabregas siedono in panchina.
A proposito di panchina, Ladycalcio aveva provveduto ad inviare alla Rai un’email dal seguente testo: “Pregasi cortesemente di non ripetere questo strazio contro la Spagna. Grazie”. In allegato, il link all’articolo “L’Italia cancella la Francia, la regia la panchina”. Si è visto qualcosina in più della scorsa volta, ma non molto.
Ora non vedremo più la panchina, né i titolari in campo. Non vedremo più i baffi di Luca Toni, il sorriso a quaranta denti di Capitan Cannavaro con il piedone, le tediose interviste ad Abete, gli infortunati ospiti d’onore fra le riserve, le forme della Seredova in tribuna, le mogli nullafacenti degli eroi della pedata che si imbarcano sull’aereo della squadra e fanno shopping con i maritini, i nostri che giocano a Subbuteo, gli happy hour nell’albergo a cinque stelle… e quant’altro. Fine delle trasmissioni.
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L’Italia cancella la Francia, la regia la nostra panchina
Posted by ladycalcio su giovedì, giugno 19, 2008
Sopra la panca l’Italia canta … il passaggio ai quarti dopo il 2-0 sulla Francia. Ma la panchina italiana, chi l’ha vista? È curioso come, da Italia-Romania, ci sia sempre stata negata con meticolosaità maniacale. A che pro? mi sono chiesta, quando il moderno diktat mediatico impone di proporre le immagini più curiose, le reazioni di gioia, di rabbia e di tifo anche fuori dal campo, catturate con tanto di telecamere speciali.
Sta per iniziare l’incontro. La regia esordisce alla grande ignorando il “rendez-vous” Domenech-Materazzi e inquadando la Seredova, qualche volto noto in tribuna e tanti tifosi coloriti. Per il resto, la telecamera ritaglia dal contesto della panca il solo volto di Donadoni. Eppure, da bordocampo, Carlo Paris ci racconta di tutto e di più sugli “uomini a disposizione”: quelli che, proprio per il loro contributo in termini di supporto alla squadra, vengono considerati importanti quasi quanto i titolari e che, ciò nonostante, vengono trattati alla stregua di un documento informatico da “proteggere”… da chissà quali occhi indiscreti.
La Francia perde Ribéry per infortunio, Panucci fallisce una ghiotta occasione su angolo di Pirlo. Nella concitazione dell’avvio, si ripropone la domanda se non sia opportuno tenere i giocatori all’oscuro del risultato di Olanda-Romania. Che invece, com’è ovvio, appare sul maxischermo.
Rigore per l’Italia ed espulsione di Abidal – Buffon si gira dall’altra parte. La regia, anche dopo la trasformazione di Pirlo, “dà le spalle” ai sostituti.
Paris sottolinea più volte come i giocatori in panchina cerchino di “scucirgli” il parziale di Berna. Al 38′ del p.t., dopo la punizione di Benzema, afferma: “Vorrei provare a farvi capire come si vive in panchina… Non vorrei essere malamente interpretato… sembra … sono professionisti da milioni di euro all’anno… sembra un torneo dei bar, oppure della scuola, tanto attaccamento c’è… è una cosa veramente incredibile”. Gli crediamo sulla parola.
Si moltiplicano gli spunti di interesse. Al 40′, Domenech mima un gomito largo di Cassano con un gesto verso la nostra panchina, che la regia si diverte a nasconderci.
45° minuto: la panchina si arrabbia sull’ammonizione di Pirlo, già diffidato. Ma le immagini restano tabù.
Al 46′, Paris viene interrogato sulle reazioni della panchina. Si desidera sapere se i giocatori conoscano il risultato di Berna. L’inviato a bordocampo descrive il riscaldamento di Aquilani e Ambrosini… ma per il telespettatore, è solo una radiocaronaca.
48′: Domenech esorta Lubos Michel a fermare il gioco per fallo di De Rossi su Evra. Il direttore di gara lo fa. La panchina, racconta Paris, dice che è una vergogna: “Esce da più bocche questo termine”, precisa. Che andrebbe applicato soprattutto alla regia.
52′: Paris su un falso allarme di cambio di risultato a Berna. “Si è alzata tutta la panchina”. Se lo dice lui…
62′: segna De Rossi e va ad abbracciare la panchina, ma la regia non ci rende partecipi. “La panchina esplode” dice Paris – ma non si vede.
67′ : siamo al sadismo. Collegamento con Berna e… inquadratura della panca rumena, già propostaci più volte in Italia-Romania.
73′ Paris ci delizia su “come la sta vivendo la panchina”, ma il regista si limita al solito mezzobusto di Donadoni e a qualche gamba sfuocata, tagliando le teste ai giocatori con la precisione di un killer.
81′: tra gli applausi della panchina, sta per entrare Aquilani, ma non abbiamo il beneficio di vederlo. Poco dopo, sullo sfondo di Domenech, si scorge da lontano la panchina dei francesi.
Paris all’85°: “Ci sono cose della panchina che non si possono proprio ripetere”…. Ma cosa “non si può vedere”? insisto. Non certo qualche lablaie colorito, se è vero che sul campo non censurano neppure le bestemmie in primissimo piano. Del resto, in Germania-Austria ci era stato esaurientemente proposto il diverbio fra i due tecnici Löw e Hickersberger, con tanto di cacciata in tribuna. Qui, Cassano sta facendo i numeri… peccato che lo show ci sia negato.
Raddoppia l’Olanda, la regia si accanisce: inquadra il pubblico e, in differita, Donadoni con accanto un membro dello staff tecnico. I giocatori vengono esclusi dalle riprese con scrupolo maniacale.
93′ minuto. Paris: “Pensate che dalla panchina stanno esultando come fanno i tifosi””! Peccato che non ci sia dato di vederli.
Fischio finale: abbraccio a Donadoni. La regia si diverte a privarci fino in fondo dell’effusione di gioia dei “rincalzi”.
Nel dopopartita, si fa rapidamente marcia indietro sul “biscotto”, esaltando giustamente la lealtà di Van Basten & Co. e, un po’ esageratamente, la prestazione della nostra squadra. Che al di là della rete annullata a Toni contro l’Olanda, in tre incontri non ha messo a segno un solo goal su azione. Neppure contro l’ombra della Francia rimasta in 10 e privata, per infortunio, del suo uomo-squadra Ribéry.
Carlo Paris a Donadoni: “Abbiamo visto la panchina”… – MA QUANDOOOOO???? – l’abbiamo anche descritta…”.
Quando… sotto la panca la regia crepa.
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Nazionale: il cielo è sempre più nero
Posted by ladycalcio su domenica, giugno 15, 2008
“Il cielo è sempre più azzurro”, recita lo slogan che compare sul pullman dell’Italia. Purtroppo, più che il noto successo di Rino Gaetano (“Il cielo è sempre più blu”), l’atmosfera della nostra Nazionale richiama attualmente “Sotto questo cielo nero” di Enrico Ruggeri. E non soltanto per le condizioni meteo.
Dopo il pareggio con la Romania e la sonante vittoria dell’Olanda sulla Francia, siamo penultimi nel girone a un solo punto, ormai impossibilitati a qualificarci ai quarti di finale con le nostre sole forze e tristemente in balia degli altrui risultati.
Certo, l’analisi dell’ultimo match non può prescindere dall’arbitraggio scandaloso del norvegese Ovrebo, reo di aver annullato un goal regolarissimo a Toni (falsando il corso della partita) e di aver concesso alla Romania un rigore inesistente parato provvidenzialmente da “San Buffon“.
Per il resto, parafrasando Donadoni in conferenza stampa, dell’Italia “s’è visto quello che s’è sempre visto” negli ultimi tempi: una condizione atletica nettamente inferiore a quella degli avversari, che ci surclassano negli affondi offensivi e nelle ripartenze, una difesa tuttora in affanno (con il “clou” dello svarione di Zambrotta) e un attacco che fa indigestione di goal mangiati – regolarmente conditi dalle bestemmie in primissimo piano di un certo nostro attaccante.
Da qui a martedì, giorno dell’incontro con la Francia, si salvi chi può dal tormentone dei brutti ricordi che imperversa in ogni dibattito: dal “gran biscotto scandinavo” di Euro 2004 alla “sindrome di Moreno” targata Mondiali 2002. Il tutto, accompagnato da febbrili calcoli ed elucubrazioni sulle possibili combinazioni di risultati a nostro favore o sfavore, oltre che da appelli alla sportività degli olandesi e relativi tentativi di autoconvincimento in merito.
Preoccupa, a mio avviso, l’atmosfera di malcelata tensione in seno al ritiro degli Azzurri. Un esempio significativo: in un servizio andato in onda a Studio Sport (Italia 1) prima di Italia-Romania, Gianni Balzarini sottolineava come, per il secondo pre-partita consecutivo, si fossero presentati ai microfoni solamente Buffon e gli juventini: “gli altri sfilano in silenzio, blindati anche nella mente oltre che in un ultimo allenamento – quello di ieri – concesso per un quarto d’ora alle telecamere, così lontane da non poter entare nei particolari, nelle letture degli occhi e delle pieghe dei volti”. Segnali poco rassicuranti.
A Dribbling (Rai 2), Thomas Villa ritorna sui timori di un “possibile biscottone fra oranjie e rumeni”: “Ha iniziato rifilando tre pizze agli italiani nella prima partita, ha proseguito poi dando quattro pere ai francesi nella seconda gara del torneo e ora c’è solo da sperare che dopo aver consumato companatico e frutta, a Marco Van Basten non stia venendo voglia del dolce, della torta, del caffè; della pasticceria, insomma. (…) Intendiamoci, Van Basten è un grande uomo di sport, ma si sa che l’occasione fa l’uomo pasticcere”.
Tante nuvole, nel cielo degli Azzurri.
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ITALIA-OLANDA: È CADUTO IL MURO DI BERLINO
Posted by ladycalcio su mercoledì, giugno 11, 2008
Fischio finale di Italia-Olanda (3-0), esordio degli Azzurri ad Euro 2008.
Sulla prima rete tedesca ARD, il leggendario bomber della Nazionale di Germania anni ‘70 Günter Netzer, ora apprezzato opinionista, commenta in studio la disfatta degli Azzurri. È come sempre pacato e professionale, ma come tutti i tedeschi, che ancora non ci hanno perdonato la vittoria mondiale ’06 in casa loro, ha gli occhi che brillano.
“Una delle tue favorite ci ha lasciato le penne”, gli fa notare il collega in studio. Non l’avrebbe ritenuto possibile neanche nei suoi sogni più “arditi”, risponde l’ex-centravanti del glorioso Borussia Mönchengladbach, laddove l’aggettivo tradisce, involontariamente, il piacere sottile che la Nazione teutonica prova nel vederci affondare.
L’analisi tecnica, ben circostanziata, si sofferma in particolare sul cannoniere del Bayern Monaco Luca Toni, rimasto a secco e imbrigliato, secondo Netzer, in una ragnatela di rifornimenti difficili non all’altezza del calcio moderno.
Il suo giudizio globale sui giocatori italiani – “si sono impegnati” – suscita ilarità, in quanto, ricondotto all’ambito scolastico, si ritrova regolarmente sulle pagelle degli alunni sì volonterosi, ma pur sempre insufficienti.
“È caduto il muro di Berlino”, ribadisce Marino Bartoletti a Dribbling (Rai 2) al di qua delle Alpi. Così espresso, il concetto è ancora più chiaro.
Per la gioia degli avversari storici e dei detrattori, l’Italia Campione del Mondo, mai sconfitta per 3-0 in questo torneo, esordisce subendo più reti che nel corso dell’intero Mondiale 2006. Una prestazione, quella degli Azzurri, che a prescindere dall’episodio del primo goal olandese, rivelatosi regolare pur con Panucci a terra al di là della linea di fondo, suona come un serio campanello d’allarme per il passaggio del girone.
Si è già detto ampiamente degli errori di Donadoni, dal modulo sbilanciato alla scelta degli uomini, ad iniziare dalla collocazione di Ambrosini e Gattuso a centrocampo al posto del più in forma De Rossi.
Più nebulosa l’analisi del non gioco mostrato dai suoi uomini: una squadra non reattiva, mal assortita nei ruoli, lenta nelle ripartenze e vulnerabile nei cambi di gioco. Un’Italia che non gira e che sembra non funzionare in nessun reparto: ferma in difesa, priva di sincronismi al centrocampo e inconcludente sotto porta, per una prestazione collettiva gravemente insufficiente e addirittura a rischio di un passivo più pesante.
Le sostituzioni operate dal CT non cambiano il volto della partita. Saltato ogni schema, i giocatori vagano per il campo senza più riuscire a costruire la manovra. Eppure, nella conferenza stampa del post-partita Donadoni si lascia sfuggire la frase: “Non è che l’Olanda ci abbia così sovrastato”.
“Usciamo con le ossa rotte”, dice giustamente Bruno Longhi a StudioSport (Italia 1), “abbiamo subito un’autentica lezione di calcio”. E mentre Capitan Buffon salva l’onore scusandosi con tutti i tifosi italiani per la prestazione, si riflette su cosa cambiare.
Secondo Netzer, venerdì l’Italia deve aggredire la Romania sin dai primi minuti e non lasciarsi nuovamente imbrigliare in una ragnatela avversaria che la porti ad essere lenta e inconcludente. “Altrimenti”, e la sola idea gli fa brillare gli occhi, “gli italiani sono fuori”.
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Mancini-Mourinho: il perdente è Moratti
Posted by ladycalcio su mercoledì, giugno 4, 2008
“Son tutte balle, solo che non abbiamo più la pazienza di smentirle”, aveva detto con tono di sufficienza Moratti ai reporter assiepati sotto il suo ufficio che lo interrogavano sul possibile arrivo all’Inter di José Mourinho. Sappiamo tutti com’è finita: con un pranzo in un ristorante esclusivo di Parigi, con tanto di paparazzo a immortalare il Presidente, il figlio Angelo Mario, l’amministratore delegato Paolillo e il tecnico portoghese, e con la presentazione di quest’ultimo ieri ad Appiano Gentile.
Sala stampa affollata, con il neoallenatore seduto accanto a Branca, Paolillo e al vice Beppe Baresi. Davanti a loro un tavolo completamente nudo, in uno stile “braccini corti” che cozza con la grandeur del Presidente, ricoperto da un drappo nerazzurro. Per Mourinho, accaldato e impegnato in una lunga trafila di domande e risposte, neppure un bicchier d’acqua.
Uomo distinto, intelligente e colto, Mourinho giunge all’appuntamento accuratamente preparato (studiava evidentemente da mesi), sfoderando uno splendido italiano condito da un fuori programma nel gergo meneghino: “Io non sono un pirla “, risponde a un giornalista inglese reo di aver cercato di riportare ad arte il discorso sui giocatori del Chelsea.
Afferma di aver studiato per un mese soltanto, sbugiardato dai perfetti accordi verbali, dall’uso assolutamente corretto delle preposizioni e da una proprietà di vocabolario di tutto rispetto.
È un po’ attore, Mourinho, e recita alla perfezione la parte di chi deve far presa su una platea reduce dalle polemiche, che fiuta un po’ prevenuta nei suoi confronti. Smorza i toni sulla preannunciata “rivoluzione”, non si autoesalta, si dichiara disponibile al colloquio con i giocatori.
Durante la diretta TV, il telespettatore cerca invano Massimo Moratti, che pare aver preferito la lontananza dalle telcamere.
Avevo sempre ammirato Moratti; ora tuttavia, per onestà di giudizio devo dire che da questa storia esce a pezzi – unitamente alla Società. Interrogativo spontaneo: Oriali (“Mancini rimane al 110 %”) e Paolillo (ai microfoni di Radio Anch’iosport aveva dichiarato che l’incontro Moratti-Mancini sarebbe stato un semplice colloquio per discutere “una visione generale e un programma”, con l’80% di chances di riconferma per il tecnico) erano al corrente delle sue “manovre” in direzione Mourinho e hanno bluffato, oppure, contando come il 2 di coppe, sono state le prime vittime del colpo di testa del patron?
Sta di fatto che la popolarità del Presidente è ai minimi storici. Nei giorni scorsi, gli stessi sostenitori nerazzurri, disgustati dalle sue cadute di stile, avevano bersagliato di lamentele l’emittente Inter Channel, invocando un metro di giudizio più severo sul suo comportamento da ricco non signore e minacciando di non rinnovare più né il tesseramento, né l’abbonamento al canale tematico, in quanto quest’ultimo, fonte ufficiale della Società, aveva difeso a spada tratta l’(indifendibile) approccio di Moratti.
Non essendo bastato il ritardo di oltre 2 giorni nell’emissione del comunicato ufficiale sull’esonero di Mancini, la Dirigenza nerazzurra aveva deciso di rendersi ridicola fino in fondo minacciando azioni legali contro chi avesse riportato presunti stralci del colloquio d’addio fra il patron e il Mancio. Ironica la risposta de “Il Giornale”, a firma Riccardo Signori: “Prendiamo atto della smentita della società (sperando che non sia come quelle su Mourinho degli ultimi mesi).”
In un crescendo di gaffes e meschinerie senza precedenti, ecco l’annuncio dell’esonero di Mancini senza neppure un ringraziamento formale al tecnico “scaricato” (ringraziamento presente invece nel comunicato stampa di quest’ultimo), il rinvio dell’ufficializzazione dell’ingaggio di Mourinho fino al pomeriggio del 2 giugno, il grazie al Mancio “a scoppio ritardato” (solo dopo le pesanti critiche piovute a 360 gradi) e un volgare epilogo a pesci in faccia destinato a finire in tribunale, dove Moratti rischia di perdere ben più della faccia (che molti sostengono non abbia già più).
Per non parlare della presunta buonauscita da lui proposta al suo ex-tecnico e del presunto tentativo di aggrapparsi allo scandalo intercettazioni come giusta causa per il suo licenziamento. Tesi giuridicamente insostenibile.
Quanto alla classe e all’etichetta che l’avevano da sempre contraddistinto, Moratti le aveva già perse in tribuna d’onore con gestacci, volgarità e labiali di critica ai suoi giocatori. E se è vero che i mass media tendenziosi “ci marciano”, stavolta il Presidente deve prendersela soltanto con se stesso.
Signori, si cambia. Si cambia l’allenatore campione d’Italia, si cambia un team vincente (pur con tutti i suoi limiti), si abbandonano le certezze per le incertezze. Il verdetto al campo. Se i risultati dovessero cambiare in peggio, si cambi il Presidente.
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