CALCIO E PAROLE

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Archive for febbraio 2008

Javier Zanetti: cuore di capitano

Posted by ladycalcio su venerdì, febbraio 29, 2008

Ha fatto esplodere lo stadio di San Siro, regalando all’Inter il pareggio nel sofferto confronto diretto contro la Roma. È il finale dell’incontro, in procinto di chiudersi con una sconfitta nerazzurra che il resto d’Italia già pregusta.

Un tiro scagliato da lontano, che passa fra mille gambe e si insacca nell’angolo basso della porta avversaria. È come se a guidarne la traiettoria fosse una mano invisibile, in premio all’audacia di un Capitano che non si rassegna alla sconfitta della sua truppa e, da solo, avanza all’arrembaggio del “nemico”.

Poi l’esplosione di gioia, l’esultanza sul campo e l’abbraccio dei compagni. Viene dal cuore quel bacio alla maglia: la maglia nerazzurra a cui da anni è legato da una fedeltà profonda, genuina, ben al di là dei gesti esteriori di tanti suoi illustri colleghi. Dalla Curva Nord sale il grido “Un Capitano, c’è solo un Capitano…”

È argentino, Javier Zanetti. Ma “il Capitano” si identifica nell’Inter come pochi italiani hanno saputo fare, al punto da essere ormai considerato un milanese a tutti gli effetti. “Saverio”, come lo chiamano i tifosi interisti, è un’icona nerazzurra, e tale ci si augura rimanga in un ruolo dirigenziale al termine della carriera attiva.

Nel nostro campionato si vedono ben pochi tiri dalla distanza come il suo di ieri. E purtroppo, pochi professionisti come lui, da sempre distintosi per l’impegno sul campo, la costanza di rendimento e lo scrupolo che pone nella cura della sua condizione fisica. Un esempio sia come atleta, sia nella vita privata.

Zanetti non è mai stato protagonista di scandali, non ha mai fatto parlare di sé sulla stampa rosa, né Milano gli ha mai fatto perdere il sorriso, che anzi, cerca di far ritrovare anche ai meno fortunati grazie al suo impegno umanitario.

Corretto sul campo, mai sopra le righe nelle dichiarazioni, è una certezza per Mancini e per i compagni. Sempre padrone della situazione: così si potrebbe riassumere l’atteggiamento di Zanetti, oggetto di ammirazione da parte degli avversari e di tutti coloro che, come chi scrive, hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di apprezzarne la modestia e la cortesia.

Un Capitano che fa onore all’Inter, dentro e fuori dal rettangolo di gioco.

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JUVENTUS: OSCAR PER LA PEGGIOR SCENEGGIATURA

Posted by ladycalcio su martedì, febbraio 26, 2008

Quando si dice essere alla frutta. Per non dire al caffè. È un caffè macchiato bianconero che sa tanto di rabbia e di disperazione quello che i mass media ci hanno servito nel weekend in dosi da caffeinomani.

Il “j’accuse” della Juve imperversa su giornali e TV, insinuandosi, subliminale e perverso, nelle stanze degli organi federali, sui campi di calcio e nelle menti di arbitri, giocatori e tifosi.

Lo scrivevo pochi giorni fa: i tempi per il ritorno in A della Juve non erano maturi e la risalita precoce nella massima divisione a suon di proclami trionfalistici ha fatto male, in primo luogo, alla stessa Società bianconera. Non riesce a rassegnarsi a mangiare la polvere, la Juve, né a gestire con un minimo di dignità e di stile la propria inferiorità sul campo. Abbandonati i toni sommessi e l’affettato fair play di inizio campionato, eccola inventare un provvedimento senza precedenti che ne rispecchia la situazione senza precedenti: quella di ritrovarsi a perdere come per anni aveva vinto; per di più, facendo subire agli avversari – in particolare all’Inter – il danno e la beffa.

Il dossier sui torti arbitrali a suo tempo ventilato da Giacinto Facchetti non venne mai presentato, tale fu l’ondata di scherno sollevatasi da ogni parte contro la tartassata Società nerazzurra, che Calciopoli confermò essere vittima di Moggi & Co. Al contrario, gli interisti vennero ripetutamente invitati a dimostrarsi “grande squadra” sul campo, segnando perlomeno il triplo delle reti che venivano loro ingiustamente annullate. È ciò che la Juve, di richiamo, dovrebbe essere invitata a fare ora.
Invece, ecco la pubblicazione sul sito ufficiale bianconero di un comunicato dalle note ambigue, indirizzato ai presidenti Figc e Aia e sottoscritto dal presidente Cobolli-Gigli e dall’amministratore delegato Jean-Claude Blanc. In esso si richiede “un intervento dei massimi organismi federali a garanzia della regolarità del campionato”, si sottolinea che “la Federcalcio ha il dovere di vigilare sul rispetto delle regole e di garantire la lealtà della competizione sportiva”, fino ad affermare che “Oggi, in una fase decisiva del campionato e in prossimità di decisioni strategiche per il futuro finanziario della Società, la Juventus richiede che la Federcalcio prenda provvedimenti immediati ed efficaci per sanare una situazione gravemente compromessa”. Insinuazioni inquietanti, che considerata la risonanza accordata loro dai mass media, rischiano di condizionare pesantemente le decisioni arbitrali e di generare ulteriore insicurezza fra i fischietti.

Una bagarre perfetta per creare controsudditanza psicologica ai danni dell‘Inter, come dimostrano il rigore negato a quest’ultima contro la Samp e il fioccare dei cartellini bicolori che terrorizzano i giocatori nerazzurri e li penalizzano nel rendimento.
Due pesi e due misure testimoniati dal risalto mediatico attribuito alla brutta reazione di Vieira dopo la sostituzione, riproposta alla nausea, contro la manica larga da toccar terra riguardo alla scena di Legrottaglie che mette le mani addosso al direttore di gara. Perché non il rosso? Perché non una squalifica esemplare? Perché almeno non lo sdegno da parte di ex-arbitri, giornalisti e opinionisti TV davanti a un comportamento tanto esecrabile?Immaginate che putiferio si sarebbe scatenato se a sfiorare con un solo dito l’arbitro fosse stato Materazzi?
Tornando al dessert juventino, ecco arrivare “casualmente”, come la ciliegina sulla torta, il derby della Mole. Contestualmente, guarda caso, ad arbitrare Inter-Roma arriverà Rosetti, protagonista in negativo di Inter-Udinese (doppio giallo a Cesar nello spazio di un minuto e goal regolarissimo annullato ad Ibrahimovic).

Ed ecco alimentati i sospetti, le illazioni, le dietrologie e i cattivi pensieri. Ha fatto malissimo al calcio italiano l’immediato ritorno in A della Juve, senza la quale gli animi scossi dal megascandalo si sarebbero placati e gli equilibri riassestati. Un processo che esige tempo: tempo per staccare dal passato e per pianificare il futuro, in termini di serenità di giudizio come di classe arbitrale.

Intanto, nella notte degli Oscar, Sky assegna le proprie statuette dorate a categorie calcistiche d’ispirazione cinematografica, riservando il premio al “miglior film” alla Juventus. Secondo Mario Sconcerti, la Juve sarebbe “la squadra che è andata di più oltre i suoi limiti, che ha fatto qualcosa di veramente imprevisto e imprevedibile”. Infatti: una recita oltre ogni limite della sportività e del buon gusto.

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DE BLEECKERE STRAVOLGE LIVERPOOL-INTER

Posted by ladycalcio su giovedì, febbraio 21, 2008

Non ha certo brillato, l’Inter, contro il Liverpool. Poco incisiva, la squadra si è fatta schiacciare per buona parte del primo tempo e sul finire del secondo, riportando un passivo di due reti che esigerà un’impegnativa rimonta nell’incontro di ritorno.
Peggiore in campo l’arbitro belga De Bleeckere, che con l’assurda espulsione di Materazzi alla mezz’ora del 1° tempo ha pesantemente condizionato gli schemi nerazzurri e falsato il corso del match.

Per la cronaca, si tratta della 4° espulsione ai danni dell’Inter in meno di un mese, dopo quelle di Burdisso (al 9° minuto di Inter-Juve di Coppa Italia del 23 gennaio), Cesar (doppia ammonizione al 21° e al 23° di Udinese-Inter 4 giorni dopo) e Vieira (al 39° di Inter-Empoli del 3 febbraio). Quattro rossi in 7 incontri ufficiali, dei quali quelli di Cesar e Matrix francamente eccessivi. Giova ricordare agli arbitri che i cartellini non sono un gioco e che possono incidere pesantemente sulle sorti di una partita – se non addirittura di un’intera stagione.

Ammonito 2 volte nel giro di pochi minuti senza aver commesso interventi cattivi né in gioco pericoloso, Materazzi avrebbe potuto essere richiamato verbalmente per il gomito alto o per la trattenuta, ma non certo espulso. “Torres the Diver”, il “tuffatore”, per contro, non ha fatto onore né a se stesso né all’atletico calcio inglese che vorrebbe rappresentare. Mi sento di spendere una parola di incoraggiamento per Matrix, autore di una serie di eccellenti prestazioni dopo il rientro dall’infortunio: non cessa di essere messo alla gogna, il difensore nerazzurro, facile capro espiatorio in virtù dei radicati pregiudizi nei suoi confronti e di qualche errore commesso in passato. Tutto questo non giustifica l’astio e la cattiveria di cui è spesso vittima (ultima assurdità: il ricorso del Catania).

Per lui che aveva militato nell’Everton, l’incontro di ieri sera rappresentava una sorta di “derby”personale in cui ripresentarsi al pubblico inglese da Campione del Mondo, per mostrare che dal poker di rossi rimediato sull’altra sponda del fiume Mersey nel ’98-’99, di strada ne aveva fatta tanta. In questa riedizione della grande sfida interpretata dal suo grande predecessore Facchetti, che il destino ha voluto riproporre nel centenario di fondazione della Beneamata, aveva messo tutto il suo ardore e il suo cuore di guerriero. De Bleeckere gli ha rovinato la festa, rievocando il vecchio spettro del “Materazzi in rosso” e precipitandolo negli spogliatoi con il morale in cantina. Un’amarezza resa ancor più profonda da certi commenti della stampa odierna (“Il Giorno“: “ha minato la missione inglese”) e dai rimproveri fuori luogo del mister e di Ibrahimovic, fra i peggiori in campo. Un comodo bersaglio fisso, insomma, esposto a ogni genere di tiri… mancini.

Tornando al direttore di gara, se nel calcio disumano e spietato dei giorni nostri auspicare “umanità” nelle decisioni arbitarli può far sorridere, il criterio e il buon senso si possono esigere. Così come sarebbe opportuno tener conto della prova TV prima di infliggere a Materazzi una paradossale squalifica per l’incontro di ritorno.
Sta di fatto che l’Inter è rimasta nuovamente in 10 contro 11, con il Mancio costretto a rivoluzionare gli schemi. Ma il Liverpool non è l’Empoli. Metteteci anche l’infortunio di Cordoba, a cui auguro una pronta guarigione, ed ecco la partita prendere una piega diversa da quella prevista, ma identica nel copione a Inter-Juve di Coppa Italia: 2 reti subite da centro area negli ultimi minuti. Aggiungete l’infelice sostituzione di Cruz, uomo abile ad arretrare in copertura, con l’inesistente Vieira, autore di uno stop di mano da rigore, e avrete l’analisi completa della sconfitta.

Pur avendo costruito poco, l’Inter paga un prezzo troppo alto in termini di risultato. Nella fredda notte di Liverpool già aleggiano gufi e avvoltoi, esorcizzati dallo strepitoso Julio Cesar. Che non intende fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Per lui, l’incontro di Anfield è solo il primo tempo del confronto. Il secondo si giocherà il prossimo 11 marzo sul campo della “pazza Inter“. Capace di tutto.

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Ronaldo: dramma annunciato

Posted by ladycalcio su giovedì, febbraio 14, 2008

Il rovescio della medaglia del calcio: così si possono considerare le drammatiche immagini dell’infortunio occorso ieri sera a Ronaldo, giunte nelle nostre case in diretta TV. Lacrime e dolore che fanno da contraltare ai trionfi e alle scene di gioia che vedono solitamente protagonisti i campioni del pallone e che non possono non turbare e non addolorare profondamente tutti gli sportivi.

È un dramma umano, quello di Ronie, che come in un incubo rivive lo stesso calvario dell’aprile 2000, quando a cedergli fu il tendine rotuleo del ginocchio destro: lo schiocco sinonimo di rottura, l’urlo di dolore, l’uscita in barella fra la costernazione di compagni e avversari. Il tutto, appannaggio del Mondo intero in tempo reale.

Quello propostoci impietosamente dalle telecamere non è il Campione del Mondo o il Pallone d’Oro Ronaldo , e neppure il ribelle che una sera d’estate del 2002, attratto da un effimero sogno di gloria spagnolo, fuggì dall’Inter e da Milano scortato dalla Polizia. È un ragazzo impaurito e indifeso, che spera invano di risvegliarsi da un incubo.

Perlomeno così mi appare, anche se non posso non considerarne l’infortunio come un dramma annunciato. I campanelli d’allarme non erano mancati. All’attaccante brasiliano mancava invece da lungo tempo la forma fisica, minata dall’evidente sovrappeso, da taluni associato alle cure per la tiroide, e dai continui guai muscolari. Si muoveva male, Ronaldo, goffo e appesantito, e l’aveva notato anche l’ultimo dei tifosi. Mi interrogo dunque su come lo staff tecnico e sanitario del Milan abbia potuto considerarlo idoneo a disputare una gara. Da tempo mi sono fatta una convinzione: essere atleti di spicco ricchi e famosi non significa necessariamente godere dell’assistenza e dei consigli migliori.
In qualche caso è meglio essere Mario Rossi, dilettante su un campetto di periferia senza preoccupazioni di pressione mediatica né di interessi degli sponsor.

La scena di Ronaldo che lascia il campo in barella è di quelle che rimarranno a lungo nella memoria, essendo per di più la fotocopia di quella di Lazio-Inter dell’aprile 2000. Giornali e TV ci raccontano dei compagni in lacrime, del gelo negli spogliatoi e della corsa in ambulanza verso la diagnosi dell’incubo. Ad attendere lo sfortunato campione, un’aeroambulanza per Parigi, la sala operatoria allestita d’urgenza dal Prof. Rolland, un’equipe di specialisti della riabilitazione al suo completo servizio e schiere di tifosi pronti a rimettersi in ginocchio davanti a lui. Oltre a una reggia principesca in Brasile per il dopocarriera.
Tutto questo, Mario Rossi non ce l’ha.

È prematuro interrogarsi sul prosieguo o meno della carriera agonistica di Ronaldo. A lui la decisione se smettere o se ritentare ancora una volta di risalire faticosamente la china. Il mio augurio va innanzitutto al pieno recupero della salute, bene sommo e impagabile.
In bocca al lupo, Ronie!

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JUVE: CARNEVALE BIANCONERO

Posted by ladycalcio su giovedì, febbraio 7, 2008

L’ho sempre sostenuto: dopo Calciopoli, la Juventus avrebbe dovuto essere retrocessa in C2. Gravissime le azioni di Moggi e compari, lapalissiane le prove a loro carico, con tanto di registrazioni a inchiodare chi, telefono alla mano, ordinava arbitri, provvedimenti disciplinari e trasferimenti come si ordina un antipasto misto dal salumiere (e non mi si venga a raccontare del passaporto di Recoba!). Chissà per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti così – con gli uni a stravincere e a sfottere, gli altri a subire il danno e la beffa – se non fosse stato per le intercettazioni telefoniche.

In C2 come la Fiorentina, dunque, che fra i suoi “torti” aveva quello di non chiamarsi Juventus. In C2 a risalire la china dello strameritato Purgatorio, senza riguardi da vecchie signore. In C2 per espiare, riflettere e rifarsi una verginità dopo avere infangato il calcio italiano davanti a tutto il Mondo. Solo così, forse, – e sottolineo il “forse” – il pallido ricordo dei “peccati color porpora” commessi dalla vecchia dirigenza bianconera sarebbe sopravvissuto un po’ più a lungo nelle labili memorie di addetti ai lavori, tifosi e pseudoopinionisti. Chissà, magari anche in quella del presidente Cobolli Gigli, che alla frase di Massimo Moratti “Se non ci fosse stata quella banda di truffatori, il 5 maggio avremmo vinto noi”, replica: “La squadra che vinse quello scudetto lo vinse sul campo” (!!!). Una negazione dell’evidenza che il martedì grasso colora ancor più di grottesco.

Una soluzione all’italiana, la Serie B. Così come l’astenersi dall’indagare indietro nelle annate, già prodighe di barzellette all’indirizzo dei bianconeri. Le ricordo dai tempi del liceo. Tra noi studenti giravano già l’adesivo bianconero con la scritta “Settimo, non rubare” e una gustosa vignetta apparsa sul Guerin Sportivo. Raffigurava il Padreterno che, da una nuvola, dettava gli ordini a un angioletto munito di carta e penna. Diceva pressappoco così: “Nebbia in Val Padana, mosso l’Adriatico… e il solito rigore per la Juventus”.

Ora, le barzellette ce le raccontano Cobolli Gigli e La Gazzetta dello Sport. Secondo il primo, tutto regolare. Stando al foglio rosa, che ha elucubrato un cervellotico ridisegnamento della classifica di Serie A in base a un improbabile computo degli errori arbitrali a favore e a sfavore, la Juve, udite udite, sarebbe capolista a quota 48 punti davanti a Inter e Roma, appaiate a 45, e al Milan (41). Due arlecchinate per mimetizzare la fuga dell’Inter, “rea” di aver nuovamente ammazzato il campionato a dispetto del ritorno della Juve.

Partita in sordina nelle ambizioni e delle dichiarazioni, con l’aumentare del distacco dai nerazzurri la “vecchia” non più “signora” ha visto crescere la stizza verso l’Inter, in grado di eliminarla dalla Coppa Italia anche in 9 contro 11. Ed ecco la Dirigenza bianconera prorompere nelle recriminazioni per anni rinfacciate ad altri.

Sono convinta che l’esilio in C2 avrebbe fatto bene, oltre che al calcio italiano, alla stessa Juve e alle frange più becere dei suoi sostenitori. Che anziché arrossire nel guardarsi allo specchio e puntare al riscatto morale, negano l’evidenza e cercano i colpevoli fra le vittime, convinti di aver pagato ingiustamente per tutti. La negazione dell’evidenza (benché suffragata da prove “sonore”): questo il paradosso assurdo e perverso creato dalla fogna mediatica, alimentata dai liquami dell’invidia e della faziosità. Questo, in sintesi, il nuovo “sistema”.

Al di là del discorso disciplinare, manca da più parti il buon gusto di tacere e di fare piazza pulita di personaggi come Moggi, con il quale il ds bianconero Alessio Secco continua a consultarsi su questioni gestionali, il provocatore Mughini e il commentatore Rai Marco Tardelli, “Mister purtroppo”, distintosi per lo scandaloso commento dell’incontro di Coppa Italia Juve-Inter: purtroppo ha segnato Balotelli, purtroppo la Juve è in svantaggio… Personaggi che andrebbero urgentemente rimossi dal video e che invece, come la Juve, escono dalla porta e rientrano dalla finestra. Purtroppo.

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