Il goal di Lautaro Martinez contro lo Spezia sabato scorso
500 giorni dopo, la coppia d’attacco nerazzurra Lukaku-Lautaro è tornata alla ribalta con un goal di classe in Inter-Spezia (3-0), messo a segno da Martinez su assist di testa di Lukaku.
I tifosi dimenticano presto, e così è stato o sarà anche per la partenza di Lukaku, lo scorso anno, verso i lidi del Chelsea. Torna a casa Lassie, verrebbe da dire, con quella poco gloriosa intervista TV in cui il belga, pentito, lanciava un disperato appello per poter nuovamente indossare la maglia nerazzurra.
A ragion del vero non è chiaro come siano andate esattamente le cose fra lui e l’Inter, e quindi, archiviato (ma non dimenticato) l’episodio, ritorniamo alle cronache nerazzurre della LU-LA, interessati a osservare come la coppia ritrovata si inserirà nell’Inter rinnovata di Simone Inzaghi 2022-23.
3-2 sul Frosinone: l’esordio in Coppa Italia di Andrea Ranocchia con la maglia del Monza, avvenuto domenica scorsa all’U-Power Stadium (lo Stadio Brianteo), si è concluso con una vittoria casalinga di misura dei brianzoli davanti a 4.532 spettatori.
Non sarà un’affluenza da Stadio Meazza, ma un buon auspicio per la neopromossa in Serie A senz’altro sì…
La Finale degli Europei femminili di calcio disputata domenica scorsa a Wembley fra Inghilterra e Germania, ci ha deliziati con un calcio di un altro pianeta rispetto a quello mostrato dalle nostre Azzurre.
Il divario parte come già ampiamente sottolineato dalla fisicità, proseguendo impietosamente con tecnica e tattica.
A Wembley è festa grande davanti a 87.192 spettatori (record per una finale continentale), con le inglesi di Sarina Wiegman che battono 2-1 le tedesche di Martina Voss-Tecklenburg. Va in vantaggio l’Inghilterra con Toone, pareggia Magull per la Germania e l’incontro, come ormai la stragrande maggioranza delle finali, va immancabilmente ai supplementari, durante i quali Kelly segna la rete decisiva.
Fra le altre compagini del torneo, a distinguersi per gioco e prestanza fisica è stata la Francia, eliminata in semifinale dalla Germania grazie a due goal di Popp.
Prestazioni, queste, che possono dirsi all’altezza del professionismo nel calcio femminile, che nel nostro Paese è stato introdotto soltanto il 1° luglio scorso.
Purtroppo per le nostre Azzurre, tuttavia, agli occhi della gente questo upgrade si è rivelato un boomerang: alle pretese di una visibilità e di un trattamento economico professionistico (equiparato, per la Serie A femminile, a quello della Serie C maschile, ossia a uno stipendio di 26.000 euro all’anno), non hanno infatti fatto riscontro né le prestazioni né tantomeno i risultati.
Inutile dire che il professionismo richiede una stazza fisica, una prestanza atletica e una padronanza tecnico-tattica che per le Azzurre è ancora di là da venire. Si è ampiamente sottolineato che il professionismo può aiutare le nostre ragazze a crescere, ma è altrettanto vero che se non possiedi le physique du rôle, sei destinata a rimanere come un aspirante corazziere di 1,60 m.
Il peggio per la nostra Nazionale è che ai proclami da campionesse della vigilia hanno fatto da contraltare prestazioni scialbe e un umiliante ultimo posto nel girone D, con un solo misero punticino all’attivo, il tutto condito da una batosta per 5-1 rimediata dalla Francia e dalla sconfitta finale contro il Belgio.
Il calcio femminile italiano è ancora in gestazione, molto in ritardo rispetto ad altri Paesi. Si sta evolvendo, sta nonostante tutto migliorando, si sta facendo conoscere ed offre pur sempre stralci di spettacolo e di bel gioco. Ma bisogna dare tempo al tempo, e soprattutto, proporsi con un profilo più prudente e un atteggiamento più umile.
C’è tantissimo da imparare e un lungo percorso da prefiggersi con umiltà, senza bruciare le tappe, e soprattutto, senza pretendere la luna e darsi atteggiamenti da dive. Un atteggiamento che, tra l’altro, renderebbe i tifosi più propensi a perdonare débacles come quelle appena subite a Euro 2022.