“Le cose vanno sapute da vicino”, recitano i più scafati.
A Milano e dintorni, non fosse altro che per la vicinanza geografica all’Inter e ad Appiano Gentile, le voci correvano da un pezzo.
Basta però uscire dalla Lombardia per imbattersi in una moltitudine di ignari cuori nerazzurri infranti alla ricerca di un perché apparentemente introvabile. Perché, a soli due anni dall’essere stato uno dei principali artefici del Triplete nerazzurro, l’Acchiappasogni Julio Cesar, colonna di un gruppo storico vincente, è stato repentinamente e impietosamente “scaricato” dall’Inter?
A Milano e dintorni, si vociferava da lungo tempo che la sua attenzione per la condizione fuori dal campo … non fosse esattamente quella di Capitan Zanetti.
Non desidero andare oltre, ma neppure contesto che FC Internazionale possa aver avuto le sue buone ragioni per adottare la dolorosa decisione. Per contro, ciò che ancora una volta rimprovero alla Società è di aver mancato totalmente di rispetto ai tifosi, dei quali Julione, nei suoi 7 anni di permanenza all’Inter, aveva conquistato i cuori.
E pur ammettendo che i riflessi mattutini fossero divenuti un po’ “soft” e che la fiamma dell’amore fra lui e la Beneamata si fosse da tempo estinta, la maggioranza dei tifosi tuttora ne è all’oscuro o lo sa molto da lontano e dunque, reputo indecente il trattamento pubblico riservato al loro beniamino: l’unico ad essere escluso dal pre-campionato e dalla vita di squadra (al contrario degli altri compagni in odore di cessione, vedi Maicon, Pazzini, ecc..), relegato al ruolo manifesto di separato in casa, messo in castigo persino dalle telecamere del canale tematico Inter Channel e dalla macchina fotografica di inter.it. Non più un fotogramma dei suoi allenamenti, comunque proseguiti alla Pinetina nonostante qualche acciacco, per non parlare della “galleria fotografica”annessa al suo profilo (rimosso dal Sito Ufficiale nerazzurro dopo la cessione). Le ultime immagini risalivano alla sua partecipazione alla festa di fine stagione della Curva Nord, tenutasi il 25 maggio 2012, di cui era stato il mattatore esuberante e scherzoso che tutti conoscevamo, probabilmente ignaro di non rientrare più nei piani societari. Poi, d’improvviso, su di lui era stato fatto scendere il buio mediatico più totale.
Poi, dopo essersene liberata, la stessa Inter artefice dei “maltrattamenti” mediatici gli dedicava le splendide commoventi righe che sappiamo sul Sito Ufficiale.
Che in tutta la vicenda qualcosa non quadrasse, lo si era decisamente intuito. Julio Cesar era rimasto in esilio persino dopo l’infortunio di Handanovic, quando, nelle convocazioni, gli si erano preferiti Vid Belec (classe ’90) e Matteo Antonio Cincilla (classe ‘94).
Con grande “eleganza”, nel file di inter.it dedicato alla rosa, tutte le foto dei portieri erano state aggiornate con la nuova maglia – meno quella di Julio.
Ufficialmente, la si è buttata sui soldi e sulla crisi economica – argomento che fa sempre colpo – e sulla relativa indisponibilità di “Giulio” a decurtarsi lo stipendio in tempi di ristrettezze, secondo il trend tanto in voga di “spalmare i contratti” come se fossero Nutella.
La verità è che gli stipendi elargiti ai calciatori, vuoi immorali, vuoi da capogiro, vuoi sciaguratamente messi a contratto in tempi di vacche grasse, spettano ai percipienti fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di contrattualità, a prescindere dall’eventualità che, nel frattempo, società e presidenti si siano prosciugati le tasche a suon di colpi milionari più o meno azzardati. In altre parole, un giocatore ancora sotto contratto per due anni al quale spettino 4 milioni di Euro l’anno – per di più con la ferma volontà di rimanere – non si scalza anticipatamente neppure con le cannonate. A meno che…
Del resto, che il problema dell’Inter non fosse il salvadanaio lo dimostrano i 12 milioni di Euro messi sul tavolo per l’acquisto del nuovo portiere Samir Handanovic.
Oltre che di crisi economica, si è tanto parlato della crisi prestativa di Cesar, complici i suoi infortuni ricorrenti e – si mormora – tuttora non risolti. Un’occhiata alle statistiche ci dice che il suo vice Luca Castellazzi ha collezionato la bellezza di 31 presenze in 2 anni. Cercate quale altro secondo portiere di una grande compagine europea sia recentemente arrivato a tale quota…
Ciò nonostante, benché un po’ appesantito rispetto alle foto di un paio d’annetti fa, Julione si era reso ancora protagonista di bellissime parate, riuscendo a neutralizzare, nella passata stagione, la bellezza di 3 rigori su 7.
D’altra parte, fatto salvo il discorso dei diritti economici di cui sopra, va convenuto che Julio si è gestito male anche sul fronte delle scelte: 33 anni, qualche acciacco di troppo, un passato glorioso e la fortuna di trovarsi all’Inter, avrebbero dovuto suggerirgli di adottare un profilo di comportamento più moderato anche in termini di un compromesso intelligente che gli fruttasse una poltrona in nerazzurro nel dopo-carriera. Insomma, di seguire l’esempio di Cordoba.
A rendere più triste l’addio di Julio, si aggiungeva la giungla della disinformazione sul suo conto: chi lo voleva parcheggiato alla Pinetina fino a gennaio, chi al Tottenham, chi al Fulham e chi alla Roma.
Il glorioso portiere del Triplete, l’Acchiappasogni nerazzurro dai riflessi felini, finisce invece al Queens Park Rangers Football Club, candidato alla retrocessione dalla Premier League, alla stregua di un’occasione last minute. E una ragione deve pur esserci. Finisce in Inghilterra, dove se “sgarri” ti schiaffano prima in tribuna e poi in lista di trasferimento.
Il suo destino, incerto fino all’ultimo, si è via via delineato nei “cinguettii” della moglie Susana su Twitter.
Come da lui stesso affermato, al QPR Julio avrà molto più lavoro che non all’Inter. In questo senso, c’è da augurargli che il fisico lo sostenga, poiché in caso contrario, rischierebbe di essere avvicendato non da Samir Handanovic all’Inter, ma da un semisconosciuto collega al QPR.
Tutti ci auguriamo che ciò non accada, non fosse altro che per l’affetto che il portierone brasiliano ha suscitato nei nostri cuori.
Julione è stato trattato male e si è trattato male.
Si consola con una buonuscita di 3 milioni di Euro, che di questi tempi fanno prudere le mani. E se aveva addotto la decurtazione dello stipendio quale motivo dell’addio all’Inter, al QPR, con 2,5 mio all’anno (per 4 anni!) lo stipendio è costretto a decurtarselo comunque.
L’epilogo della telenovela sono state le smentite e controsmentite sul suo saluto ai tifosi a San Siro, “tollerato” a denti stretti da Moratti e avvenuto ieri sera prima dell’incontro con il Vaslui davanti a poco più di 40.000 spettatori, senza neppure venire annunciato dal Sito dell’Inter: ecco l’abbraccio dei compagni, che oltre a Julio hanno fatto lacrimare anche il cielo sopra il Meazza, i cori e gli striscioni della Curva Nord, il riecheggiare dei “classici” “Chi non salta un rossonero è”e “Julio Cesar la la la la la…” da parte di chi ha ancora bisogno di credere in un idolo.
Chi invece ha imparato a mantenere il distacco, nota immediatamente che sul campo manca in toto la Società: non un suo rappresentante che consegni al suo Acchiappasogni un riconoscimento simbolico, vedi il classico piatto d’argento riservato in due analoghe occasioni a Ivan Cordoba e Luis Figo, tanto per fare due nomi altrettanto illustri: nel primo caso, con tanto di abbraccio sul campo da parte del Presidentissimo Massimo Moratti; nel secondo, con la partecipazione di Bedin, Oriali, Branca e Capitan Zanetti.
Julio, affiancato dai due figli, legge una lettera di saluto ai tifosi che il rimbombo del microfono nello stadio rende difficilmente comprensibile e che comunque, inter.it si guarda bene dal riportare. Riecco, per l’ultima volta, il tipico gesto del braccio alzato come dopo le parate più belle.
Sul maxischermo del Meazza scorrono le immagini della carriera di quello che rimarrà un simbolo nerazzurro, mentre nella memoria dei tifosi si affollano parate indelebili, trionfi, ricordi di un personaggio dalla simpatia contagiosa: quelle linguacce scherzose, l’imitazione di Eros Ramazzotti a Inter Channel, le sue autocritiche ai microfoni Sky, l’abitudine di andare a casa a piedi per smaltire la delusione dopo le partite perse…
Julio ci teneva a salutare i suoi sostenitori? Gli mancava di “sentire l’energia dei tifosi”? Purtroppo, i gruppi di fedelissimi che negli ultimi tempi l’hanno atteso per ore dopo gli allenamenti sfidando stoicamente la morsa della canicola infernale dei vari Caronte e Lucifero pur di dimostrargli il loro affetto, hanno visto uscire dalla Pinetina … un altro Julio Cesar.
“Julio! Julioooo!” era l’entusiastica accoglienza di piccoli capannelli di bambini, ragazzi e adulti di ogni età all’apparire della sua auto ai cancelli. Scostante, incurante di tanto amore e scuro in volto, l’Acchiappasogni li dribblava – mi sia concesso il termine, quasi “rabbiosamente” – alla stregua di ostacoli, dileguandosi a bordo della sua auto fra la delusione generale e gli inevitabili improperi.
Ma anche questo, i mass media non ve lo raccontano.
Ai microfoni Sky, Cesar si è detto entusiasta della “nuova avventura” in cui sta per tuffarsi: un “bellissimo progetto”che lo fa “sentire importante”. “Spero di fare al QPR quello che ho fatto qua”, 🙂 ha dichiarato. E naturalmente, di essere ancora il numero uno della Seleçao fra due anni, a Brasile 2014. L’’ex-numero 1 nerazzurro esordirà fra i pali del QPR il prossimo 15 settembre contro il Chelsea di Torres e Lampard.
In bocca al lupo, Julio…
(Foto: inter.it)
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