Il silenzio stampa dell’Inter, inteso come un segnale forte ai mezzi di informazione, rischia di essere erroneamente interpretato nell’ottica secondo cui “chi tace acconsente”.Come ampiamente dimostrato da Calciopoli, il silenzio e la signorilità della Dirigenza nerazzurra non hanno mai pagato contro i torti e le prevaricazioni, non importa se perpetrati sul campo o nell’universo mediatico. Né l’astenersi dai microfoni crea difficoltà ai mass media, che riprendono bellamente le dichiarazioni dei nerazzurri a Inter Channel e proseguono indisturbati nel loro intento: alimentare il pattume ideologico da dare in pasto alla famelica bolgia degli indottrinati, che imperversa senza sosta.
Per la squadra di Mancini, l’arbitraggio di Rosetti in Inter-Udinese ha confermato il rischio di seri danni da “controsudditanza psicologica“. Due espulsioni precoci in altrettante partite, di cui, quella di Cesar, sancita da un doppio giallo nello spazio di un minuto. Due rossi che, oltre a lasciare la squadra in 10 uomini, hanno sconvolto i piani, la tattica e gli schemi del tecnico nerazzurro. Per non parlare del regolarissimo goal annullato ad Ibra, che “rilancia” le chances della Roma inseguitrice.
Un disastro su tutta la linea, l’arbitraggio di Rosetti, che una votazione grottesca ha insignito dell’Oscar del Calcio AIC 2007 nella categoria miglior arbitro. Un arbitraggio che peserà oltre il fischio finale: si veda il giallo assurdo a Ibrahimovic per un non fallo su Imler e il relativo rischio-squalifica alla vigilia di un confronto importante.
I giocatori dell’Udinese capiscono l’antifona e ci marciano: Quagliarella butta l’amo – anzi, si butta lui stesso a terra senza che Materazzi l’abbia neppure sfiorato. Rosetti fischia ogni 20 secondi, spezzettando la partita e innervosendo i giocatori in campo. Nettissima l’impressione che sia pesantemente condizionato dalle pressioni della settimana.
D’accordo: i nerazzurri sbagliano troppe occasioni. Ma non demordono. Eloquente il commento su Sky: “L’Inter sta giocando in 10 ma non si vede” (…) “Sono 10 in campo ma sembrano 11”.
Se a tutto questo aggiungiamo l’immaturità della nostra classe arbitrale e la generale malcelata soddisfazione per il secondo pareggio nerazzurro consecutivo, sarebbe auspicabile che i dirigenti dell’Inter ritrovassero velocemente la favella.
In un mondo mediatico in cui chi tace ha sempre torto, l’Inter, già in schiacciante minoranza d’opinione rispetto ai rossoneri di Berlusconi/Mediaset e alla Juve di Tuttosport, è chiamata a una presa di posizione forte per non soccombere. Non può pagare, l’eleganza, in un contesto di valori che la classifica come resa impotente: valori capovolti e storpiati che confondono vittime e carnefici, vedono salire al cielo i ragli d’asino e ribaltano ogni certezza. In questo capovolgimento di valori, la parola diventa d’oro e il silenzio d’argento.
Rimane lodevole il proposito dei giocatori nerazzurri di “parlare sul campo“. Sempre che non li buttino fuori prima.
Inter sommersa dalla spazzatura mediatica
Posted by ladycalcio su venerdì, gennaio 25, 2008
A Pianura, in confronto, sono dei dilettanti. Tale è la mole di spazzatura mediatica che ha sommerso l’Inter da quando, a suon di reti e di vittorie, si è involata dal resto della classifica. Non riescono a farsene una ragione, i mass media tendenziosi: la Vecchia Signora si è involuta a timida e inesperta signorina e il diavolaccio rossonero è riaffondato nell’inferno della classifica dopo il canto del cigno dell’ultimo trofeo di cartone. Alla “vecchia guardia” non è rimasta che la diabolica arma della suadenza tendenziosa, ultimo disperato tentativo di ribellarsi alla consapevolezza di essere dominata dagli “eterni perdenti” a lungo scherniti, di sopravvivere in un mondo che, capovolte le vecchie certezze calcistiche, è divenuto ostile e insopportabile. Eccola allora evocare il fantasma della “sudditanza psicologica” volto a indurre, per reazione, una controsudditanza psicologica che penalizzi l’Inter.
Come tutti i fantasmi, anche quello della “sudditanza psicologica” è figlio della suggestione. L’ultimo pretesto in ordine di tempo per materializzarlo è venuto dal rigore concesso dall’arbitro Gervasoni all’Inter al termine dell’incontro con il Parma. Non importa che lo stesso Couto abbia ammesso il tocco di mano al pallone, che Ancelotti e Galliani abbiano usato toni concilianti e cavallereschi nei confronti dei cugini: è caccia aperta alle streghe, con i mass media a puntare il fucile contro l’Inter. Studio Sport (Italia 1) si sbizzarrisce in un elenco di errori arbitrali che avrebbero favorito i nerazzurri e si spreca in paragoni da querela con la Juve di Calciopoli, raschiando il barile con un servizio di Antonio Bartolomucci che ripropone il goal di Cruz al Parma della scorsa stagione in pieno tempo di recupero. A TG Sport (RAi 3), nella copertina di Gianni Cerqueti, intitolata “Ci risiamo?”, si parla di “una tacca sulla credulità di un sistema che doveva e deve voltare pagina dopo gli inciuci, i miasmi, di un passato vicinissimo. La forza indiscutibile della squadra migliore dovrebbe risplendere di sola luce propria (…) Invece, quanto negato al Parma e quanto dato ai nerazzurri ieri sera è un colpo alla speranza di un calcio dove a fare la differenza sia esclusivamente la meritocrazia”. Il Corriere dello Sport titola “Scandalo Inter!” e parla di “rigore inventato per i nerazzurri”.
Per un attimo, ho provato a immaginare i titoli e i commenti dei mass media dopo un ipotetico Milan-Parma 2-1 originato da un rigore a favore dei rossoneri negli ultimi minuti e dal successivo vantaggio ad opera di Pippo Inzaghi o Kakà. “Grande Milan”, sarebbe stato il minimo comun denominatore delle lodi sperticate alle doti di recupero dei rossoneri, insieme a “Kakà, zampata vincente”, “Superpippo regala i 3 punti al Milan”, e via dicendo.
Alberto Brandi a ControCampo dopo Inter-Parma: “L’Inter giocava 11 contro 9… espulso Couto e un giocatore del Parma a bordo campo per rimediare a un infortunio”. La fotocopia di quanto accaduto tre giorni dopo in Inter-Juve di Coppa Italia dopo l’espulsione di Burdisso e lo scontro di gioco di Materazzi.
Una partita da cui l’Inter, a dispetto degli assenti e della schiacciante inferiorità numerica, è uscita pur sempre imbattuta. Per dirla con Berlusconi: “Più forti della sfortuna, più forti dell’invidida, più forti dell’ingiustizia”.
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