
Della Finale Mondiale che ieri ha visto l’Argentina vincere ai rigori sulla Francia non si capiscono troppe cose, a cominciare dal tifo smaccato per i sudamericani da parte dei media e dal Lusail Stadium occupato per tre quarti dai sostenitori biancocelesti. Per quale ragione i biglietti non sono stati suddivisi equamente fra i tifosi delle due squadre come accade di solito nelle finali?
Per non parlare della partigianeria di Mamma Rai – in particolare di Lele Adani -, che dopo la rimonta dei francesi è apparso in studio stravolto e con le mani nei capelli.
Altra stranezza è il crollo repentino dei francesi, irriconoscibili rispetto alle sfolgoranti prestazioni fatte vedere nel corso di tutta la rassegna iridata. La Francia, per tutto il primo tempo senza né gambe né idee, si è limitata a confusi tocchi di palla in laterale e all’indietro senza mai affondare e senza mai farsi pericolosa davanti alla porta avversaria. Tutta colpa – così si dice – dell’”influenza del cammello”, che bibbidi bobbidi bu, per magia avrebbe colpito gli uomini di Deschamps lasciando indenni quelli di Scaloni.
Con questo, non sto dicendo che la vittoria dell’Argentina non sia stata meritata. Al contrario. La compagine di Scaloni, forte di invidiabili individualità, ha dimostrato grinta, coesione, bel gioco e abilità tecnico-tattiche che la rendono una più che degna conquistatrice del titolo.
Ciò che ha guastato è stato che la Finale è stata ridotta, sin dai giorni precedenti, al confronto diretto Messi-Mbappé, neanche si fosse trattato di una gara secca sui 100 m piani. Quanto al risultato di squadra dell’Argentina, è divenuto per tutti una vittoria personale di Messi, che lo consacra in aeternum a messia planetario del calcio.
Da cafoni i festeggiamenti dell’Albiceleste negli spogliatoi, dove l’estremo difensore argentino Martinez, Guanto d’Oro come miglior portiere del torneo che sul campo aveva fatto l’apparente bel gesto di andare a consolare Mbappé, ha fatto un’inversione a U inscenando un minuto di silenzio per l’avversario sconfitto e dato per morto: “Un minuto de silencio…” – “Shhhhhhhh” – “Para Mbappé que está muerto”.
Onore a Mbappé, autore di una tripletta in Finale e premiato con la Scarpa d’Oro come miglior marcatore del torneo. A consolarlo e ad abbracciarlo sul campo è stato nientemeno che Monsieur le Président Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, sceso sul terreno di gioco dopo il fischio finale per esprimere riconoscenza ai Bleus.
Altra magia è stata che il momento in cui Messi ha fatto suo anche il record del calciatore con più minuti giocati ai Mondiali, superando Paolo Maldini (2217), è coinciso, bibbidi bobbidi bu, con il vantaggio dell’Argentina (1-0) sul rigore da lui trasformato.
Per tutta la serata e oltre sui media non si commenta la vittoria dell’Argentina sulla Francia: si celebra la “divinità” di Messi. Un extraterrestre che si mettesse in ascolto da un altro pianeta penserebbe che che la Pulce si sia presa sulle spalle tutti i compagni; oppure che, come un eroe dei fumetti, dopo aver indossato una cappa magica dai mille poteri abbia sbaragliato da solo la squadra avversaria.
Per tutta la serata e oltre è l’apoteosi del cervello unico, della mente globale e del pappagallismo.
Su Rai1, sulle ali dell’esaltazione biancoceleste, Alberto Rimedio litiga con le definizioni dell’astronomia, assimilando le tre stelle argentine con il numero 10 – Pelé, Maradona e Messi – a un allineamento planetario 🙂 .
Inguardabile Bobo TV, dove anziché commentare l’incontro appena concluso, Bobone Vieri e compagni fanno a gara a osannare il messia pallonaro.
Dulcis in fundo, dopo essere stato premiato come miglior giocatore del torneo con l’”ottavo” Pallone d’Oro (non bastando evidentemente i sette di France Football), Messi solleva la coppa con indosso il Bisht, un mantello saudita nero ricamato in oro messogli abilmente sulle spalle dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Simbolo di regalità, il mantello viene indossato dai reali e dai personaggi di spicco. Ma qui, lo scopo della geniale trovata è meramente mediatico e propagandistico: nel cervello unico del nostro tempo, l’immagine virale del Diez Messi che alza la coppa legherà per sempre il campione planetario e la Nazionale argentina al Qatar; pazienza se nel momento culminante della fase travolgente la palandrana ha nascosto al Mondo intero lo sponsor Adidas.
È Campione del mondo anche Lautaro Martinez, nullo nell’Inter e relegato in panca in Nazionale; e se su questo piano vogliamo metterla, la medaglia d’oro spetterebbe anche ai telespettatori che per un mese intero hanno resistito a seguire il coverage di mamma Rai, gli eccessi partigiani di Adani, il Club dei Mondiali e l’esaltazione del dio pallonaro Messi. Non poteva mancare il solito cinema delle mogli e dei rampolli in campo, a cui Messi, tanto per distinguersi una volta di più, ha aggiunto anche la mamma.
Si chiude con la visione mozzafiato dell’arabeggiante Lusail Stadium, sfavillante nella sua luce dorata e prorompente di fuochi d’artificio. Quante vite umane sia costata la realizzazione degli stadi qatarioti è un pensiero che non sembra sfiorare più nessuno.
Ne ho abbastanza di queste storture e spengo la TV. Nuntereggae più.
https://www.ilpost.it/flashes/discorso-macron-francia-finale-mondiali/