Nell’uovo di Pasqua l’Inter trova uno sgambetto casalingo ad opera della Juve, quest’ultima un goal del vantaggio regalato in fuorigioco megagalattico. La sorpresa è la prima; il resto non è che un ritorno alla più squallida tradizione bianconera.
“Il capolavoro di Ranieri” menzionato dalla Gazzetta dello Sport mi sembra piuttosto un capolavoro dell’arbitro Farina (a mio avviso uno dei peggiori fischietti in circolazione, designato per arbitrtare il derby d’Italia) e soprattutto del suo assitente Nicoletti.
Vince la Roma e il campionato si riapre, per la gioia di detrattori, indottrinati, puponi e strilloni: quelli che avevano gridato allo scandalo dei presunti aiuti arbitrali all’Inter, innescando una pericolosa controtendenza ai danni dei nerazzurri. Che al goal irregolare di Camoranesi non hanno neppure osato un timido cenno di protesta, che avrebbe forse indotto l’arbitro Farina a riflettere sulla convalida della rete.
Doverosa premessa: l’Inter è innegabilmente in crisi. In crisi di uomini, di gioco, di idee, di gambe e forse ancor più di testa. Per quanto mostrato sul campo, non avrebbe comunque meritato di vincere l’incontro: soprattutto nel 2° tempo è apparsa l’ombra di se stessa, lenta e macchinosa nella costruzione della manovra, in ritardo nei contrasti e inconcludente a rete.
È giunto il momento di chiamare Mancini, lo staff tecnico e quello medico alla resa dei conti, chiedendo loro lumi sulla preparazione atletica svolta, sulla programmazione (soprattutto in vista della primavera) e sulla scelta dei titolari. Due esempi: come giustificare la permanenza in campo di Ibrahimovic, che ieri ha sbagliato pressoché tutti i palloni, o la collocazione del disastroso Burdisso al centro della difesa al posto del veloce Nelson Rivas? Per non parlare della non chiarezza sulle reali condizioni di certi giocatori (Cambiasso e Vieira gli ultimi della serie), su cui il mister si limita a poche sibilline parole estrattegli con la pinza durante le conferenze stampa.
È probabile che il calo di forma che affligge i nerazzurri sia di natura psicofisica, legato cioè al contraccolpo psicologico di aver fallito, con l’eliminazione dalla Champions League, l’obiettivo primario della stagione. Oggi, per inciso, l’arrembante Liverpool è rimasto in 10 contro il Manchester United per doppio giallo a Mascherano, crollando per 3 reti a 0 all’Old Trafford. Una riprova che la dice lunga su come possa costare caro il “gioco dei cartellini” inventato ai danni dei nerazzurri.
Detto questo, nelle attuali condizioni, l’Inter non può permettersi di sommare all’emergenza infortuni e alla crisi di testa e di gambe ulteriori plateali sviste arbitrali che le sottraggano preziosi punti in classifica.
Guai a illudersi che questa sconfitta “favorisca anche l’Inter“, in quanto, come dichiarato da Mancini, “almeno non diranno più che gli arbitri ci aiutano”. È la trappola più insidiosa in cui la Beneamata potrebbe cadere, oltre che una pia illusione: i detrattori non taceranno comunque mai. E se a vincere fosse la Roma, ai nerazzurri non rimarrebbe che la beffa. Chi vince ha sempre ragione, chi perde ha sempre torto: nessuno ricorda che nella finale di Champions League 2007 il Milan batté il Liverpool per mano di Inzaghi, né ricorderà come nel 2008 l’Inter sia stata affondata da De Bleeckere.
In vista di un finale di campionato caldo non solo meteorologicamente, serve che la squadra ritrovi le gambe e la Dirigenza la parola: chi ingiustizia subisce, di ingiustizia perisce. Buona Pasqua a tutti meno che a Nicoletti e Farina.