Gli sfottò volgari recidivi dei cugini rossoneri dopo la vittoria del Campionato 2021-’22 erano rimasti sullo stomaco ai giocatori dell’Inter, caricandoli a molla per la Finale di ieri sera. Una partita senza storia, che ha visto i nerazzurri andare in vantaggio nei primi minuti e portarsi a casa il trofeo con un sonante 3-0.
Il Milan non è mai esistito, così come non è esistito alcun pallone messo in goal dai suoi giocatori da mettere all’asta. Questa l’ultima trovata del calcio, da tempo passato dal dio pallone al dio denaro.
Esecrabile, secondo chi scrive, che l’italica Supercoppa si sia disputata a Riad, in Arabia Saudita. Una mancanza di rispetto assoluta nei confronti dei tifosi milanesi, di fatto impossibilitati ad assistere alla sfida fra i loro beniamini. Ormai, la tattica delle Società è fin troppo chiara: salamelecchi ai tifosi a inizio stagione, quando serve far cassa con gli abbonameneti per riempire gli stadi; qualche contentino (una maglia messa all’asta, ecc.) e poi, sempre più spesso, nei momenti clou segue una fregatura alla grande confezionata sotto le spoglie delle esigenze di marketing e delle finalità promozionali del nostro calcio all’estero.
Per la cronaca, all’asta è subito finito il pallone dell’1-0 di Federico di Marco, ma guardate un po’ che numeri devono fare i tifosi per tentare di aggiudicarselo: che schifo!
Qualità e spettacolo. Manchester City-Liverpool, big match di Premier League di ieri, può riassumersi in queste due parole.
La partita ha deliziato gli spettatori con tutto ciò che manca nel nostro campionato: tasso tecnico elevatissimo, velocità a costo di sbagliare qualche giocata, tocchi di prima, difese alte seppur correndo qualche rischio. Le due squadre hanno giocato a calcio fino in fondo, sempre cercando di vincere e senza mai accontentarsi del pareggio.
Hanno coronato l’incontro quattro reti stupende di Kevin De Bruyne (5’) e Gabriel Jesus (37’) per il City e di Diogo Jota (13’) e Sadio Mané (46’) per il Liverpool, indici di giocatori di qualità, con in più il brivido del 3-2 per il City annullato a Sterling per fuorigioco.
Il match è terminato con le immagini degli abbracci fra due allenatori invidiabili – Klopp e Guardiola – e fra i giocatori in campo, merce rara da noi.
E mentre De Bruyne si è divertito con questa partita, a noi è toccato il pietoso 0-0 di Torino-Milan, coronato dalle ciccate del “gallo” Belotti, dai tiri sul fondo di Ricci, da quelli sul corpo degli avversari di Tonali e dalle conclusioni in bocca al portiere di Calabria e Giroud.
Sette punti di distacco fra le due non ci stanno; perlomeno, stando a quanto visto ieri sera fra Milan e Inter nel derby della Madonnina numero 175. Troppe le occasioni sprecate dall’Inter, sterile l’arrembaggio finale del Milan, nulli Ibra e Lautaro Martinez, che avrebbero dovuto essere gli uomini di punta delle rispettive compagini.
Un’osservazione al tecnico nerazzurro Simone Inzaghi: in un derby non si fa tirare un rigore che potrebbe valere i tre punti al cannoniere dalle polveri bagnate di turno, in questo caso Lautaro. Il povero Martinez è in un momento no e l’errore dal dischetto nella stracittadina, oltre a non averlo sbloccato, rischia di peggiorarne ulteriormente morale e prestazioni.
La partita si è chiusa con un pareggio (1-1) tutto sommato equo, con reti di Calhanoglu (11′) e autogoal De Vrij (17′).
Fischi durante il riscaldamento, la lettura delle formazioni e la partita: i tifosi milanisti – e non solo – l’avevano giurata a “Gigio” Donnarumma, scandalizzati dal suo sfacciato trasferimento al PSG.
Fin qui, più che mai in tempi di Covid, mi sento di condividere in pieno la disapprovazione del pubblico per lo schiaffo alla miseria, da parte del portiere azzurro, di aver rifiutato 8 milioni di euro dal Milan per volare Oltralpe.
Ma la vergogna con la “V” maiuscola della semifinale di Nations League Italia-Spagna (1-2), disputata ieri sera a Milano, sono stati i fischi del pubblico di San Siro all’Inno Nazionale spagnolo. Un’azione becera, ignorante e meschina che troppo spesso si rinnova nei nostri stadi, declassando al nulla chi la compie e facendo arrossire i tanti veri sportivi del nostro Paese.
Né si può sostenere che i protagonisti del comportamento antisportivo siano stati i soliti curvaioli facinorosi: i fischi provenivano da tutti i settori del Meazza, nessuno escluso. È uno pessimo spaccato d’Italia, che fortunatamente, trova pochissimi riscontri all’estero.
Dopo esserci “distinti” per spettacoli demenziali come le scene degli sbirri che rincorrevano i runner sulla spiaggia durante il lockdown, i comportamenti da pecoroni come l’accettazione del coprifuoco, della chiusura delle attività lavorative e delle “Regole” di Conte e per il lavaggio del cervello sui vaccini anti-Covid, non paghi, abbiamo dato lustro alla nostra sfolgorante reputazione in Europa con l’ignobile concerto di ieri sera.
Pur essendo Campioni d’Europa, restiamo una povera Italia.
Colpo di spugna all’italiana sullo scandaloso labiale di Ibrahimovic a Lukaku nel derby meneghino, che aveva fatto invocare la revoca della partecipazione dello svedese a Sanremo. Avevate dubbi?
Che non ci sia più religione lo testimoniano le performances di Achille Lauro, dall’abuso dei simboli religiosi cristiani al bacio sulla bocca fra uomini. Al trasgressivo piumato assegno la palma del peggiore del festival, con due sole parole di commento: povero mondo!
Non è più una novità che, ormai, in nome dell’audience e del dio denaro si ammetta di tutto e di più.
Ibra in confronto è un angioletto, tant’è vero che Sanremo 2021, secondo il diretto interessato, è stato “il Festival di Ibra”.
L’attaccante rossonero ha interpreto se stesso – l’antipatico pieno di sé – accentuandone i tratti. Forse per questo è riuscito così bene 🙂 , meritandosi la promozione nel ruolo di attore. Ha strapazzato (scherzosamente) il povero Amadeus, ha dettato le regole del festival, ha annunciato qualche cantante. Alla fine – ed è tutto dire -, è risultato persino simpatico.
Nella serata di giovedì ha fatto notizia per l’avventuroso viaggio in moto verso il Teatro Ariston rimorchiato da un motociclista. Episodio genuino o trovata mediatica? Stessa domanda per il suo infortunio, caduto a puntino in “zona festival”.
Qualcosa di buono (per gli altri e per la sua immagine), Ibra l’ha fatto: ha duettato con Sinisa Mihajlovic, ha palleggiato con il bomber in carrozzina Donato Grande e ha scambiato con lui la maglia.
Al termine, ha esternato la sua filosofia:
“Zlatan è venuto (a Sanremo, ndr) perché gli piace sfide, gli piace adrenalina, gli piace crescere. Se non fai sfida con te stesso non puoi crescere. Quando fai sfida è come scendere in campo e quando scendi in campo, puoi vincere o puoi perdere. Io ho giocato 945 partite; ne ho vinte tante, ma non tutte” (non l’ultimo derby, ndr 🙂 ).
“Sono Zlatan anche senza aver vinte tutte le partite. Sono Zlatan quando vinco e quando perdo. Ma il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo”.
Posted by ladycalcio su domenica, febbraio 21, 2021
La LULA stende il diavolo, che lascia san Siro con tre goal sul groppone. La doppietta di Lautaro Martinez e il goal di Lukaku fanno volare i nerazzurri, primi in classifica con 4 punti di vantaggio sui cugini.
Una stracittadina esaltante, che ha regalato emozioni e bel gioco, il cui momento-chiave è stato il secondo goal di Lautaro, messo a segno proprio nella fase in cui il Milan si stava facendo sempre più pericoloso. Unico rammarico gli spalti ancora vuoti a causa del Covid, con i tifosi nerazzurri pazzi di gioia fuori dallo Stadio Meazza.
Il più grande sconfitto della sfida è Ibra, uomo di punta del Milan che lascia in anticipo il terreno di gioco con una smorfia di delusione e disappunto.
La vittoria dell’Inter è dedicata a Mauro Bellugi, scomparso ieri dopo una dolorosa malattia. Chissà come commenterà questa vittoria lassù. Al grande difensore nerazzurro è stato dedicato un commovente minuto di silenzio prima dell’inizio della partita.
Il labiale non mente, Ibrahimovic non si smentisce mai. Ma neppure Lukaku è stato un modello di virtù.
E così, un derby milanese di Coppa Italia emozionante ed avvincente rischia di essere ricordato per lo scontro indegno fra il provocatore svedese e l’attaccante belga nerazzurro. Uno scontro a suon di testate, insulti e volgarità: dai riti vodoo all’onore delle rispettive madri, dal disprezzo alle minacce.
I due non si sono fatti mancare nulla, se non, grazie ai compagni che li trattenevano, un round di pugilato da pesi massimi sul rettangolo erboso di San Siro. Squallido lo spettacolo, ma ancor più desolanti le dichiarazioni del “post”:
“Siamo tutti giocatori, alcuni meglio di altri”, ha scritto Ibra sul suo profilo Twitter con un sarcastico riferimento all’avversario.
I due allenatori fanno gli gnorri e glissano sul contenuto dello scambio di cortesie: che importa che si son detti i due?
Il tecnico rossonero Pioli: “Sono adulti e vaccinati, non so che cosa si siano detti, può capitare, Ibra ha chiesto scusa da grande campione qual è. Bisogna passarci sopra e pensare alla prossima partita”. (Ibra ha chiesto scusa per il rosso, non per l’episodio con Lukaku).
Il collega nerazzurro Conte: “Mi piace vedere Romelu così, sul pezzo. Ibra ha la cattiveria del vincente, Romelu sta crescendo sotto questo punto di vista”.
Insomma, ormai sui campi di calcio tutto può capitare e tutto è concesso: la colpa è tutta dell’agonismo. Se un giocatore parla di riti vodoo o minaccia di sparare in testa all’avversario, bisogna passarci sopra e guardare avanti, magari escogitando dei risvolti positivi: Romelu è “sul pezzo”, Ibra è vincente perché ha la giusta cattiveria. Non solo: Lukaku sta diventando più cattivo e quindi più vincente.
Non si salva neppure Carmine Coppola, l’ex-centrocampista del Messina protagonista di una lite con Ibrahimovic in un vecchio incontro con la Juve: “Barella ha dimostrato cosa dev’essere il calcio”; “Sono grandi campioni, non mi va di condannare Ibra, sono cose che capitano e deve finire là”.
Insomma, ormai non si condannano nemmeno più la vergogna e lo schifo conclamato. Anzi, è quasi certo che si condanni chi li condanna.
Più dure le reazioni dei tifosi, che giustamente, dopo l’accaduto, non vorrebbero più vedere Ibra ospite fisso per cinque serate al Festival di San Remo.
La notizia che anche il nerazzurro Hakimi è positivo al tampone arriva ad Antonio Conte alle cinque del pomeriggio, costringendolo a stravolgere lo schieramento dell’Inter contro il Borussia Mönchengladbach, che per inciso, ha mezza Under 23 in isolamento per Covid.
La positività di Hakimi, nel frattempo negativizzato, va ad aggiungersi agli stop di Skriniar, Gagliardini, Radu, Young, Bastoni e Nainggolan.
Tre giorni prima dell’incontro con i tedeschi, la raffica di quarantene in casa nerazzurra aveva stravolto gli equilibri nel derby della Madonnina, traducendosi in una vittoria dei cugini rossoneri che mancava dal gennaio 2016. La squadra di Conte ha subito 10 goal in 5 partite, ma a causa dei tamponi positivi, in una soltanto ha potuto schierare la difesa titolare.
Stop a go go hanno messo in ginocchio squadre come Genoa, Samp e Fiorentina, mentre sulle prime pagine dei giornali, anziché lo sport, fanno notizia “positività illustri” come quelle di Ibrahimovic, Dybala e Cristiano Ronaldo, accusato di aver infranto il “protocollo” anti-Covid e di aver contagiato il compagno Weston McKennie.
Si additano abbracci e strette di mano proibiti più o meno plateali, come quella che, già lo scorso maggio, il calciatore Kalou dell’Hertha Berlino aveva filmato negli spogliatoi, corredata dal video del test effettuato su Jordan Torunarigha: un frettoloso prelievo dalle narici con lo stesso bastoncino usato poi per gola e interno bocca, con la probabile “diluizione” del materiale prelevato.
Si discute su protocolli e tamponi, falsi positivi e falsi negativi, e referti dubbi in generale. Dalla scorsa estate si gioca senza pubblico o con “pochi intimi” presenti sugli spalti, dopo aver visto annullare competizioni e distorcere il finale dei campionati e delle coppe europee.
Siamo tutt’altro che fuori dal guazzabuglio, e chi con questo virus fabbricato in laboratorio vuole affossare il mondo e destabilizzare tutto quanto, gongola.
Quasi tutti i giocatori (e i cittadini) risultati positivi al Covid sono asintomatici, abili e arruolabili. Anzi, l’aumento esponenziale dei test sugli atleti e sulla popolazione non fa che gonfiare il numero dei presunti “infetti”, stravolgendo i parametri di confronto con il periodo di esplosione dell’epidemia e inficiando la realistica valutazione del pericolo.
Ne deriva una crescente confusione, che rischia di portare a un nuovo immotivato blocco di tutte le attività, sportive e non.
Da qui la proposta controcorrente di questo blog: e se la piantassimo di far tamponi, e nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, pensassimo a giocare a calcio, a lavorare e a vivere?
Posted by ladycalcio su domenica, febbraio 9, 2020
Ricordate la storica rimonta del Liverpool contro il Milan nella finale di Champions League 2005 a Istanbul? Da un vantaggio di 3-0, nel giro di soli 6 minuti i rossoneri si fecero rimontare 3 reti dagli inglesi, finendo per perdere la coppa ai rigori.
Questa sera, dopo essere andati in vantaggio per 2-0 con goal di Rebic (40′) e Ibrahimovic (45′), nel giro di 10 minuti gli uomini di Pioli si sono visti ribaltare il risultato per 3-2 ad opera di Brozovic (50′), Vecino (52′) e De Vrij (60′), finendo per perdere il derby 4-2 ai minuti di recupero grazie alla strepitosa incornata di Lukaku (92′).
Ricorsi storici 🙂 . Intanto, grazie alla sconfitta della Juve ieri a Verona (2-1), l’Inter si porta in vetta alla classifica di Serie A a 54 punti, a pari merito con i bianconeri.
Sul Milan e sulla finale di Istanbul 2007 leggi anche il pezzo profetico di Ladycalcio:
Posted by ladycalcio su martedì, dicembre 31, 2019
Cari lettori,
Anche il 2019 sta per lasciarci, dopo averci regalato un carico di emozioni calcistiche che, come sempre, questo blog ha cercato di riproporre e di commentare.
SORPASSO AI BIANCONERI!
A fare da contraltare ai tanti “ricorsi storici”, la novità di questo Natale da tanti anni a questa parte è il secondo posto della Juventus nella classifica di Serie A, seppur ex-aequo con la capolista Inter. Beninteso, si tratta di un traguardo fittizio, dato che al termine del girone d’andata (e al platonico titolo di “campione d’inverno) mancano ancora 180 minuti.
Come abbiamo avuto modo di constatare anche quest’anno, non cambia invece lo “stile Juve”:
Chi si ricorda più di Maurito Icardi? A quanto pare nessuno, tanto più che la coppia Lautaro-Lukaku ha fatto breccia nei cuori dei tifosi interisti a suon di goal (11 ciascuno), catapultando la Beneamata al vertice della Serie A.
Ma occhio ad un allarmante ricorso storico: la “sindrome del Natale”, che negli ultimi campionati ha fatto registrare dei repentini crolli dei nerazzurri dopo la pausa natalizia.
Per scongiurare il ripetersi del guaio, Conte chiede disperatamente rinforzi…
CHAMPIONS LEAGUE, NOT FOR EVERYONE
L’ho ripetuto molte volte: i proclami roboanti non portano bene all’Inter. Lo scorso anno, anziché le stelle la squadra rivide le “stalle” di una brutta eliminazione dalla competizione europea, e anche quest’anno, il motto “Not For Everyone” le si è ritorto contro traducendosi in un doloroso out contro il Dortmund.
L’ex-corazzata berlusconiana “più forte dell’invidia, più forte dell’ingiustizia, più forte della sfortuna”, è naufragata all’undicesimo posto in classifica dopo un cammino costellato di magre figure, culminato con le 5 pappine incassate dall’Atalanta.
Dulcis in fundo, con l’ennesima operazione commerciale, i rossoneri si sono aggiudicati un Ibra di decima mano che ritorna a Milano “per cambiare il corso” della stagione rossonera. Auguri! 🙂
Fra i numerosi “casi” andati in scena nel 2019, ne ricorderò uno solo: l’addio della bandiera giallorossa Francesco Totti alla sua Roma, motivato in una toccante conferenza stampa:
Il 2019 ha visto un’importante affermazione del calcio femminile non soltanto a livello sportivo, ma anche a livello mediatico. I Mondiali di France 2019 hanno messo in luce la superiorità delle americane guidate da Jillian Ellis e la buona prova delle Azzurre di Milena Bertolini, eliminate ai quarti di finale dalle olandesi.
Ha fatto notizia anche Stéphanie Frappart, primo arbitro donna ad arbitrare una finale internazionale maschile, quella di Supercoppa Europea fra Liverpool e Chelsea dello scorso agosto:
I fatti hanno dato ragione a Ladycalcio, tanto più che il blasonato Campione del Mondo 1982, ora stimato opinionista Rai 🙂 , non smette di deliziarci con le sue chicche, l’ultima delle quali gli è valsa una sospensione dalla trasmissione “Quelli che il calcio” (Rai2).
La sua esternazione: “Quando sento una donna parlare di tattica, mi si rivolta lo stomaco”. 😯
Il consiglio è di cambiare canale e di ascoltare, su Sky, le telecronache e il commento tecnico di Gaia Brunelli e Martina Angelini, che come scritto lo scorso luglio, “per stile, competenza e qualità del commento tecnico non hanno nulla da invidiare alla storica coppia Caressa-Bergomi”.
Chiudo l’anno con le stupende immagini di un avvenimento sportivo extracalcistico che ha coinvolto tutti gli italiani al di là dei campanilismi del pallone: la splendida vittoria di Charles Leclerc sulla “Rossa” di Maranello al GP di Formula 1 di Monza dello scorso settembre: