
Quattro goal non si fanno con le chiacchiere. “Ci siamo autoconvinti di poterci credere” ironizza Fabio Caressa su Sky in merito all’eliminazione dell’Inter dalla Champions League ad opera dello Schalke 04. Spietata, per contro, l’analisi di Mario Sconcerti su Sky Sport 24: “Non è un problema di opinioni, le opinioni a un certo punto si devono fermare. (…) 21 goal in 10 partite dimostrano che non c’è squadra ad alto livello”.
Sentite come Sconcerti si scatena sulle aspettative miracolistiche dei nerazzurri.“Ho sentito una squadra che era talmente convinta del niente, che significava che era veramente fuori dal tempo. Ragazzi, ci siamo autoconvinti dietro le dichiarazioni della squadra… noi siamo stati fuori dal calcio. Ci siamo talmente convinti, che era normale andare là e vincere 4-0, che quasi quasi, era stata una straordinaria evenienza perdere 5-2 a San Siro, perché poi si poteva andare a vincere 4-0 a Gelsenkirchen. Non è così, non è mai stato così, lo sapevamo, l’abbiamo saputo! Ora, una motivazione di questo genere può andar bene nel chiuso di uno spogliatoio, quando, a un certo punto, 20 persone si devono motivare (…) ma quando si parla a un grande pubblico, io credo si abbia il dovere di non prenderlo in giro e ho l’impressione che ci siamo andati estremamente vicino”.
Sconcerti è un fiume in piena: “È stato detto che l’Inter era la più forte tra le due squadre e questo non è stato dimostrato da niente: 2 partite, 2 sconfitte, 7 goal subiti… Dopo di che si poteva andare a vedere… lo Schalke non ha mai perso in casa quest’anno (…) Negli ultimi 10 anni non aveva mai subito i goal che avrebbe dovuto subire stasera (…) Non si vive d’impossibile, non c’è niente di male a volere l’impossibile, ma l’impossibile non può diventare una droga. Oggi, i nostri sondaggi davano la gente convinta al 62 % che si sarebbe passato il turno… ma come ci siamo arrivati?”
“Con i ‘miracoli facili’ 😀 dello pseudotaumaturgo Mou”, risponde Ladycalcio, “e con l’illusione che la realtà potesse sempre miracolosamente modellarsi secondo i desideri di qualche allenatore più o meno “speciale”, in barba all’inadeguatezza della preparazione e allo stravolgimento delle più elementari regole della buona gestione del fisico dell’atleta . Ci si è illusi che “vince chi grida di più” e che “chi vince ha sempre ragione”. Così, si è continuato a costruire secondo la logica del budget, dei viaggi transoceanici e del merchandising anziché su quella del lavoro adeguatamente pianificato, illudendosi di potervi sopperire vivendo di emozioni, di proclami trionfalistici, di feste e di fasti del passato.
Guardandomi indietro, mi ero già accorta di come l’Inter, dopo la vittoria di Madrid, fosse via via scivolata nel fastidioso atteggiamento di “grandeur” e di illusione di onnipotenza che aveva caratterizzato il Milan berlusconiano e che tanto avevo criticato. Stavolta, la “festa” all’Inter l’ha organizzata lo Schalke.
La disamina di Sconcerti non lascia scampo: “Il problema dell’Inter non è che è più forte lo Schalke, è che non c’è più l’Inter (…) Questo un allenatore lo deve capire, perché allena la squadra tutti i giorni. E mi sta bene, ripeto, che (Leonardo, ndr) discuta, o inganni, o cerchi di ingannare, di ‘dopare’ sentimentalmente una squadra negli spogliatoi, ma fuori no (…) Noi siamo andati incontro proprio a un frontale (…) perché chi parlava di calcio sapeva che stasera non solo non c’era possibilità, ma se pareggiavi andava bene, perché lo Schalke è più forte. Non c’è niente da fare: in questo momento, lo Schalke corre e l’Inter cammina”.
Infine, Sconcerti sdrammatizza con una provocazione scherzosa: “Che differenza c’è fra dare per vero l’impossibile e drogarsi?” e constata: ““È mancato poco, ma qualcosa è mancato di netto”. Il discorso su cosa sia quel “qualcosa” sarebbe molto lungo.
Ma pur senza addentrarmi nei risvolti tecnico-tattici di una squadra già da tempo in discesa quanto a condizione fisica, mi limito a una constatazione di natura generale: all’Inter, senza nulla togliere a ciò che di buono la Società ha effettivamente costruito in questi anni, è venuta a mancare la pacchia degli avversari che sul più bello inciampano sconfiggendosi da soli (vedi il controsorpasso alla Roma lo scorso anno, complice la scandalosa resa della Lazio nel confronto diretto alla terz’ultima giornata. A proposito: che ne è dell’inchiesta aperta un anno fa sulle presunte minacce ai laziali?). Le è venuto inoltre a mancare l’apporto dei santi in Paradiso. Ricordate la mano dall’alto di Angelo Moratti nel giorno del suo 100° compleanno in quel di Kiev, con Milito e Sneijder a ribaltare in extremis una partita men che mediocre all’86’ e all’89’? E ancora, il “miracolo” del 9 dicembre 2009, ricorrenza di San Siro, quando il titolare dello stadio milanese guardò giù non solo su Inter-Rubin Kazan, ma anche e soprattutto sull’ esito di Dinamo Kiev- Barcellona, fondamentale per la qualificazione dei nerazzurri, con Caressa ad esorcizzare i fantasmi dell’eliminazione ai gironi con quel celebre “Mamma ho paura” e Mourinho ad oscurare il parziale di Kiev dal tabellone luminoso del Meazza per non distrarre i suoi tremebondi eroi? Ricordate come i rigori non concessi al Chelsea spianarono allo Special Arrogant la qualificazione ai quarti contro il modesto CSKA Mosca?
Ora, tutto mi lascia pensare che questi santi abbiano seguito Mou e dirottato la loro protezione in terra di Spagna, voltando le spalle a Moratti e alla Beneamata.
Comunque sia, ciò che resta all’Inter della “cura Mourinho” sono occhi spenti, gambe molli e facce spiritate, emblemi della sconfitta. Una sconfitta che solo grazie al goal annullato a Höwedes per un fuorigioco alquanto dubbio non è stata di proporzioni maggiori. I nervi in casa Inter sono tesi, come testimonia lo sciocco giallo per proteste preso da Lucio.
Il colpevole, a scanso di equivoci, non è certo Leonardo, che ha fatto l’impossibile per ridare la carica psicologica a una squadra sfibrata, artefice di strane “fiammate” (non esattamente in linea con i picchi di forma di una buona programmazione atletica) , seguite da crolli repentini, così come di straordinari recuperi-lampo sfociati in gambe incerottate e rovinose ricadute. E per favore, la colpa di tutto questo non diamola neppure a Benitez!
Ora, le 7 reti subite dallo Schalke in due incontri dovrebbero riportare tutti quanti – addetti ai lavori e tifosi – alla realtà, che dovrebbe far rima con “salutare bagno di umiltà”.
Per la cronaca, l’unico giocatore a presentarsi in sala stampa dopo l’eliminazione è stato Andrea Ranocchia. I “senatori”, “grandi uomini” dentro e fuori dal campo 😆 , se ne sono andati con le pive nel sacco e le bocche cucite.
“L’Inter è al capolinea. Prego, “Signori”, si scende…. .. dal trono d’Europa.
Chi avesse la memoria corta sugli episodi che ho citato, può rinfrescarla ai seguenti link:
https://calcioparole.wordpress.com/2009/11/05/la-pazza-inter-disperata-passa-a-kiev/
https://calcioparole.wordpress.com/2009/12/10/san-siro-ha-guardato-giu/
La foto è tratta dal Sito Ufficiale di FC Internazionale (inter.it)
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2-1: LO SCHALKE FA LA FESTA ALL’INTER
Posted by ladycalcio su giovedì, aprile 14, 2011
Quattro goal non si fanno con le chiacchiere. “Ci siamo autoconvinti di poterci credere” ironizza Fabio Caressa su Sky in merito all’eliminazione dell’Inter dalla Champions League ad opera dello Schalke 04. Spietata, per contro, l’analisi di Mario Sconcerti su Sky Sport 24: “Non è un problema di opinioni, le opinioni a un certo punto si devono fermare. (…) 21 goal in 10 partite dimostrano che non c’è squadra ad alto livello”.
Sentite come Sconcerti si scatena sulle aspettative miracolistiche dei nerazzurri.“Ho sentito una squadra che era talmente convinta del niente, che significava che era veramente fuori dal tempo. Ragazzi, ci siamo autoconvinti dietro le dichiarazioni della squadra… noi siamo stati fuori dal calcio. Ci siamo talmente convinti, che era normale andare là e vincere 4-0, che quasi quasi, era stata una straordinaria evenienza perdere 5-2 a San Siro, perché poi si poteva andare a vincere 4-0 a Gelsenkirchen. Non è così, non è mai stato così, lo sapevamo, l’abbiamo saputo! Ora, una motivazione di questo genere può andar bene nel chiuso di uno spogliatoio, quando, a un certo punto, 20 persone si devono motivare (…) ma quando si parla a un grande pubblico, io credo si abbia il dovere di non prenderlo in giro e ho l’impressione che ci siamo andati estremamente vicino”.
Sconcerti è un fiume in piena: “È stato detto che l’Inter era la più forte tra le due squadre e questo non è stato dimostrato da niente: 2 partite, 2 sconfitte, 7 goal subiti… Dopo di che si poteva andare a vedere… lo Schalke non ha mai perso in casa quest’anno (…) Negli ultimi 10 anni non aveva mai subito i goal che avrebbe dovuto subire stasera (…) Non si vive d’impossibile, non c’è niente di male a volere l’impossibile, ma l’impossibile non può diventare una droga. Oggi, i nostri sondaggi davano la gente convinta al 62 % che si sarebbe passato il turno… ma come ci siamo arrivati?”
“Con i ‘miracoli facili’ 😀 dello pseudotaumaturgo Mou”, risponde Ladycalcio, “e con l’illusione che la realtà potesse sempre miracolosamente modellarsi secondo i desideri di qualche allenatore più o meno “speciale”, in barba all’inadeguatezza della preparazione e allo stravolgimento delle più elementari regole della buona gestione del fisico dell’atleta . Ci si è illusi che “vince chi grida di più” e che “chi vince ha sempre ragione”. Così, si è continuato a costruire secondo la logica del budget, dei viaggi transoceanici e del merchandising anziché su quella del lavoro adeguatamente pianificato, illudendosi di potervi sopperire vivendo di emozioni, di proclami trionfalistici, di feste e di fasti del passato.
Guardandomi indietro, mi ero già accorta di come l’Inter, dopo la vittoria di Madrid, fosse via via scivolata nel fastidioso atteggiamento di “grandeur” e di illusione di onnipotenza che aveva caratterizzato il Milan berlusconiano e che tanto avevo criticato. Stavolta, la “festa” all’Inter l’ha organizzata lo Schalke.
La disamina di Sconcerti non lascia scampo: “Il problema dell’Inter non è che è più forte lo Schalke, è che non c’è più l’Inter (…) Questo un allenatore lo deve capire, perché allena la squadra tutti i giorni. E mi sta bene, ripeto, che (Leonardo, ndr) discuta, o inganni, o cerchi di ingannare, di ‘dopare’ sentimentalmente una squadra negli spogliatoi, ma fuori no (…) Noi siamo andati incontro proprio a un frontale (…) perché chi parlava di calcio sapeva che stasera non solo non c’era possibilità, ma se pareggiavi andava bene, perché lo Schalke è più forte. Non c’è niente da fare: in questo momento, lo Schalke corre e l’Inter cammina”.
Infine, Sconcerti sdrammatizza con una provocazione scherzosa: “Che differenza c’è fra dare per vero l’impossibile e drogarsi?” e constata: ““È mancato poco, ma qualcosa è mancato di netto”. Il discorso su cosa sia quel “qualcosa” sarebbe molto lungo.
Ma pur senza addentrarmi nei risvolti tecnico-tattici di una squadra già da tempo in discesa quanto a condizione fisica, mi limito a una constatazione di natura generale: all’Inter, senza nulla togliere a ciò che di buono la Società ha effettivamente costruito in questi anni, è venuta a mancare la pacchia degli avversari che sul più bello inciampano sconfiggendosi da soli (vedi il controsorpasso alla Roma lo scorso anno, complice la scandalosa resa della Lazio nel confronto diretto alla terz’ultima giornata. A proposito: che ne è dell’inchiesta aperta un anno fa sulle presunte minacce ai laziali?). Le è venuto inoltre a mancare l’apporto dei santi in Paradiso. Ricordate la mano dall’alto di Angelo Moratti nel giorno del suo 100° compleanno in quel di Kiev, con Milito e Sneijder a ribaltare in extremis una partita men che mediocre all’86’ e all’89’? E ancora, il “miracolo” del 9 dicembre 2009, ricorrenza di San Siro, quando il titolare dello stadio milanese guardò giù non solo su Inter-Rubin Kazan, ma anche e soprattutto sull’ esito di Dinamo Kiev- Barcellona, fondamentale per la qualificazione dei nerazzurri, con Caressa ad esorcizzare i fantasmi dell’eliminazione ai gironi con quel celebre “Mamma ho paura” e Mourinho ad oscurare il parziale di Kiev dal tabellone luminoso del Meazza per non distrarre i suoi tremebondi eroi? Ricordate come i rigori non concessi al Chelsea spianarono allo Special Arrogant la qualificazione ai quarti contro il modesto CSKA Mosca?
Ora, tutto mi lascia pensare che questi santi abbiano seguito Mou e dirottato la loro protezione in terra di Spagna, voltando le spalle a Moratti e alla Beneamata.
Comunque sia, ciò che resta all’Inter della “cura Mourinho” sono occhi spenti, gambe molli e facce spiritate, emblemi della sconfitta. Una sconfitta che solo grazie al goal annullato a Höwedes per un fuorigioco alquanto dubbio non è stata di proporzioni maggiori. I nervi in casa Inter sono tesi, come testimonia lo sciocco giallo per proteste preso da Lucio.
Il colpevole, a scanso di equivoci, non è certo Leonardo, che ha fatto l’impossibile per ridare la carica psicologica a una squadra sfibrata, artefice di strane “fiammate” (non esattamente in linea con i picchi di forma di una buona programmazione atletica) , seguite da crolli repentini, così come di straordinari recuperi-lampo sfociati in gambe incerottate e rovinose ricadute. E per favore, la colpa di tutto questo non diamola neppure a Benitez!
Ora, le 7 reti subite dallo Schalke in due incontri dovrebbero riportare tutti quanti – addetti ai lavori e tifosi – alla realtà, che dovrebbe far rima con “salutare bagno di umiltà”.
Per la cronaca, l’unico giocatore a presentarsi in sala stampa dopo l’eliminazione è stato Andrea Ranocchia. I “senatori”, “grandi uomini” dentro e fuori dal campo 😆 , se ne sono andati con le pive nel sacco e le bocche cucite.
“L’Inter è al capolinea. Prego, “Signori”, si scende…. .. dal trono d’Europa.
Chi avesse la memoria corta sugli episodi che ho citato, può rinfrescarla ai seguenti link:
https://calcioparole.wordpress.com/2009/11/05/la-pazza-inter-disperata-passa-a-kiev/
https://calcioparole.wordpress.com/2009/12/10/san-siro-ha-guardato-giu/
La foto è tratta dal Sito Ufficiale di FC Internazionale (inter.it)
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