“Lassù qualcuno ama l’Inter”: è il commento più azzeccato sentito ieri sera – su Sky – dopo Porto-Inter, rocambolesca partita con finale al cardiopalma in cui pali, traverse e la dea bendata hanno regalato agli uomini di Inzaghi la qualificazione ai quarti di Champions League.
Nello spazio di una manciata di minuti le feroci critiche al mister nerazzurro e i pronostici sul suo imminente siluramento hanno ceduto il posto a un osanna trionfalistico altrettanto fuori luogo. Tant’è vero che oggi si parla di eroi, di una squadra fra le prime otto d’Europa e addirittura di Milano Regina d’Europa (La Gazzetta dello Sport), fantasticando su un possibile Euroderby in vista dei sorteggi di venerdì 17.
Nel calcio esistono momenti in cui, a dispetto del gioco deficitario e delle lacune, gli ostacoli sembrano appianarsi da soli, come se una mano amica soprannaturale dirigesse a tuo favore la ruota della fortuna e la traiettoria dei palloni. Sono i momenti più pericolosi: quelli in cui i modesti scarsamente avveduti finiscono per sentirsi supercampioni. Ma la ruota gira, e girando è destinata a infrangere e a triturare chimere e false certezze.
E nel bel mezzo del prematuro sogno di (immeritata) gloria, a riservarti un doloroso risveglio. Com’è giusto che sia. Di solito, per un misterioro karma calcistico, proprio nelle partite in cui avevi dato tutto, dopo le quali non ti restano che delusione, rabbia e recriminazioni sull’ultimo episodio della serie. Immemore di quando la dea bendata, in una notte di esaltazione, ti aveva spalancato la porta di un illusorio sogno di gloria destinato a morire all’alba.
I dubbi sulla prestazione dell’Inter di ieri sera andrebbero invece letti alla luce del sole, per sforzarsi di correggere per tempo un gioco scadente nella tecnica e nella tattica condito da troppi errori individuali. Un gioco che, continuando così e cullandosi nelle illusioni, difficilmente sarà foriero di gloria.
Secondo l’attuale modulo della Champions League, Inter e Milan (rispettivamente 2^ a – 18 dalla capolista Napoli e 4^ a – 20) apparterrebbero alle prime otto d’Europa. La discrepanza si commenta da sola. Urge rivedere quel modulo, improntato al dio denaro e nullo come parametro del valore calcistico.
Un giocatore che sul campo insulta un compagno di squadra: una scena davvero brutta quella che in Sampdoria-Inter di lunedì scorso ha visto protagonisti Lukaku e Barella.
Purtroppo, come avviene sempre più spesso in questi casi, lo strascico dell’accaduto è stato più che altro mediatico. Perlomeno ufficialmente, la Società nerazzurra non prenderà alcun provvedimento disciplinare a carico dei due litiganti (sconcerta, soprattutto, che resti impunito Lukaku).
Ancora una volta, anziché con una punizione esemplare, la vicenda finisce a tarallucci e vino, con le solite parole di circostanza improntate al “pentimento”, al bisogno di serenità nel gruppo per “andare avanti” e alla fretta di volter “chiudere la questione”.
Un altro passo indietro nel decoro del nostro calcio, un altro “luminoso esempio” da parte dei professionisti del pallone. Passa, ancora una volta, il messaggio che le priorità sono vincere e far soldi e che chi serve per riuscirci, faccia quello che faccia, non si tocca.
Fuori dai Mondiali per la seconda volta di seguito, l’Italia dice addio alle qualificazioni per Qatar 2022 con un’inutile vittoria in Turchia (2-3) e un goal subito dopo soli 3′ per una papera di Donnarumma.
Dalle stelle dell’illusoria vittoria all’Europeo 2020 alle stalle di un’amara realtà, viziata, l’estate scorsa, da una fortunosa serie di circostanze favorevoli: gli Azzurri sono una Nazionale a dir poco mediocre, estromessa dalla rassegna iridata dalla Macedonia del Nord.
Su questo blog avevo cantato chiaro il concetto, controcorrente rispetto all’ondata di sconfinato ottimismo scatenata dalla vittoria europea. Titoli come “Gli Azzurri si trascinano agli ottavi”, “Italia: non chiamiamola macchina da guerra” e così via, parlavano già da soli.
Ecco i link ai miei post dell’estate scorsa, dopo che lo storico flop della seconda mancata qualificazione di fila dell’Italia ai Mondiali ha dimostrato che una “macchina da guerra” è ben altra cosa rispetto alla nostra Nazionale:
Posted by ladycalcio su mercoledì, febbraio 9, 2022
Non si è certo sprecato in effusioni: un ciao con la mano e un paio di baci mandati da lontanissimo ai tifosi nerazzurri all’entrata in campo e via. Subito via nel tunnel degli spogliatoi anche dopo il fischio finale, e ancora, subito via sul pullman senza nemmeno presentarsi alla conferenza stampa del postpartita: come troppe altre volte, per non aver gradito l’operato dell’arbitro.
José Mourino è così: un personaggio scostante e un bad loser.
Lo striscione dedicatogli dalla Nord (“Bentornato a casa José”), i piccoli striscioni di bentornato preparati dai singoli tifosi dell’Inter e i loro cori d’affetto avrebbero meritato qualcosina in più, non fosse altro che un breve saluto sotto la Curva nerazzurra.
Ieri sera, i sostenitori della Beneamata hanno riservato a Mou l’antipatico l’accoglienza delle grandi occasioni, avendo forse dimenticato come egli li aveva lasciati: fuggendo via sull’auto di Florentino Perez subito dopo il pianto fra le braccia di Materazzi a Madrid e disertando la grande festa di San Siro per la conquista della Champions League. I tifosi, assiepati sulle gradinate, avevano atteso l’arrivo della squadra per tutta la notte.
Lui non arrivò mai, perché era già l’allenatore delle Merengues.
Per la cronaca, ai quarti di finale di Coppa Italia la sgangherata Roma di Mou perde 2-0 contro l’Inter, segno che non basta farsi chiamare “Special One” per fare di una truppa mediocre uno squadrone vincente.
Lo si sapeva da tempo. Le voci si rincorrevano da mesi. Il giocatore più sopravvalutato del pianeta, definito a turno con Cristiano Ronaldo “il miglior giocatore del mondo”, è passato di mano, atteso, seguito e accolto come il Messia … della pedata.
Ha pianto durante la conferenza stampa di addio al Barcellona, come tutti, credo, faremmo di gioia se il nostro nuovo datore di lavoro – nello specifico il Paris Saint-Germain – ci elargisse il lauto stipendio che attende “Leo” in terra di Francia.
E mentre gli addetti del Camp Nou staccavano dallo stadio le gigantografie dell’argentino, lui già faceva il bagno di folla sugli Champs-Elysées e la maglia numero 30 del PSG andava a ruba, fruttando lauti introiti al Club parigino.
Il mercato ha sortito il colpo dell’estate, i tabloid hanno avuto di che titolare a caratteri cubitali.
E mentre sul pianeta imperversano la pandemia, la crisi economica e la disoccupazione, domani, “Mister 41 milioni” (lo stipendio annuale di Messi + un bonus alla firma di 30 milioni) esordirà contro lo Strasburgo, in un calcio che ormai è tutto meno che sport e in un mondo tanto stolto da scambiare Messi per il Messia.
Vi dico la mia e ne sono pienamente convinta: il Coronavirus è stato creato in laboratorio e messo in giro per gli sporchi interessi di qualche “potere forte mondiale”.
Il disastro non vi basta e ridete ancora della “teoria del complotto”?
Questa analisi del critico e scrittore Roberto Quaglia fa al caso vostro:
Non vi sembra che le “sbalorditive coincidenze” messe in luce da Quaglia siano troppe?
In casi come questo, per non farsi abbindolare dall’informazione istituzionale e dalle chiacchiere dei politici, il must è la controinformazione qualificata, concorde nell’affermare che il Coronavirus sarebbe “sfuggito” da qualche laboratorio.
È tempo di aprire gli occhi. Se in questo momento state piangendo la morte di una persona cara che il Coronavirus vi ha portato via, in qualche altra parte del mondo qualcuno se la sta ridendo. Se siete esercenti strozzati dalle tasse costretti a chiudere l’attività, qualcuno sta brindando alle vostre disgrazie. Se vedere le borse che crollano, le città deserte, i supermercati saccheggiati, gli stadi vuoti e le maggiori manifestazioni sportive annullate a una a una vi provoca angoscia e sgomento, sappiate che qualcuno sta gongolando, poiché ha ottenuto la rovina collettiva che desiderava.
Nascondersi dietro un dito e farsi inciuchire dai discorsi sull’”emergenza” e sulla necessità di bloccare tutto e tutti è quanto di più deleterio si possa fare, poiché non farà che alimentare analoghe “emergenze” e blocchi futuri. Vediamo come.
Siamo il Paese delle “situazioni eccezionali” e “mai verificatesi prima”, “che esigono misure eccezionali”. Siamo il Paese delle “emergenze” e dei “blocchi” cronici. Gli esperimenti iniziarono negli anni ’90, quando “ci si accorse” dell’esistenza del PM10: una certa domenica, per l’ennesima “situazione eccezionale mai verificatasi in precedenza”, nelle grandi città del Nord Italia la qualità dell’aria venne decretata talmente nociva da giustificare il blocco totale del traffico veicolare, con buona pace della libertà dei cittadini. Nessuno o quasi si indignò o protestò, cosicché l’”eccezione” si ripeté infinite altre volte, e con essa, i provvedimenti di targhe alterne, pari e dispari, blocchi totali e gravissime limitazioni alla libertà personale dei cittadini fatti passare per fessi, se è vero che, solo per fare un esempio, a Milano vi erano caldaie funzionanti a nafta e mezzi pubblici che emettevano nuvole di fumo nero come il carbone. Le auto blu di lorsignori, ovviamente, continuavano a circolare e i riscaldamenti condominiali (i veri responsabili dell’aria nociva) ad inquinare. A rimbambire il popolino ci pensava la tv (Rai3 in primis): prima dei blocchi paventando controlli a tappeto (in realtà molto rari e confinati al centro città) da parte delle Forze dell’Ordine, e successivamente, sciorinando improbabili dati sulle contravvenzioni inflitte e sulla migliorata qualità dell’aria conseguente allo stop delle auto. In sostanza, da allora a oggi è cambiato ben poco, e in assenza di provvedimenti strutturali seri, dagli anni ’90 agli anni ’20 il problema dell’inquinamento non è ancora stato risolto.
“NON E IL MOMENTO DELLE POLEMICHE: TUTTI UNITI PER USCIRNE”
Questo slogan da curva, perfetto per abbindolare il popolo bue, ci priva di un’occasione d’oro: liberarci degli incapaci che ci hanno condotto sull’orlo del baratro e farli sparire per sempre dalla faccia del Governo. Al contrario, ci ritroviamo con un Premier che dopo aver sbagliato tutte le decisioni possibili e immaginabili – dalle rassicurazioni sugli zero contagi nel nostro Paese alla sciagurata chiusura dei voli diretti dalla Cina, che ha reso incontrollabili i passeggeri provenienti dagli altri scali – si improvvisa il novello Churchill che impone a tutt’Italia una parossistica escalation di divieti scimmiottanti il churchilliano “blood, sweat and tears” (sangue, sudore e lacrime). Fra impeti di autoesaltazione, gravissime lesioni della libertà personale dei cittadini, misure e contromisure, il “re della comunicazione” Giuseppe Conte ha finora imposto 7 decreti in 9 giorni (più quello del 15 marzo), spesso a tarda ora, con il risultato di disorientare sempre più gli italiani.
Ma al calare dei contagi, statene certi, si atteggerà a salvatore della Patria.
PROVVEDIMENTI DA REGIME TOTALITARIO
Fino all’altro giorno erano vietate le Sante Messe ma si andava tranquillamente al bar, al ristorante e… dal parrucchiere, che lavora a stretto contatto con il cliente.
Alle “sbalorditive coincidenze” messe in luce dall’analista Roberto Quaglia nel link sopra, si aggiunge, a cavallo dell’ottavo anniversario della sciagurata ascesa al Soglio di Pietro del “Vescovo di Roma” José Mario Bergoglio (quello dell’idolo Pachamama in San Pietro), un altro aspetto inquietante: il Coronavirus cade come la ciliegina sulla torta in tempo di Quaresima e in virtù dei decreti governativi, impedisce ai cattolici praticanti di andare a Messa e di seguire i riti quaresimali in un periodo cruciale dell’anno liturgico. Sebbene l’Art. 7 della nostra Costituzione sancisca che la Chiesa Cattolica è un ordinamento “indipendente e sovrano” rispetto allo Stato italiano, su cui quest’ultimo non può far valere la sua giurisdizione, le istituzioni ecclesiastiche non hanno mosso un dito per far sì che venissero assicurati almeno il Sacramento del matrimonio e il funerale religioso ai defunti. Siamo allo schifo totale. https://bit.ly/2x01pk8
Al presente, un onesto cittadino italiano che esce a piedi per fare la spesa è costretto a esibire un’autocertificazione al “controllore” di turno, mentre le migliaia di migranti che hanno invaso l’Italia sono sempre stati immuni dai controlli sanitari.
Questi ed altri macroscopici controsensi sono da imputare al Governo Conte che, lo ribadisco, arriva addirittura a togliere la libertà di sposarsi e di fare il funerale a un familiare defunto (non fosse che alla presenza di pochi intimi opportunamente distanziati) .
Davanti a questi abomini è lecito temere che, in futuro, le “emergenze” cosiddette possano essere utilizzate da qualche élite mondiale per imporre leggi marziali e totalitarismi incostituzionali che tengano in scacco il “gregge”.
L’ESEMPIO DELLA COREA DEL SUD
Era il secondo Paese del Mondo per numero di contagiati dopo la Cina; eppure, la Corea del Sud è riuscita a superare l’emergenza Coronavirus senza blocchi, interruzioni lavorative e limitazioni alla libertà dei cittadini. Come? Non certo con lo slogan “Andrà tutto bene” o con l’Italietta che canta Fratelli d’Italia dalle finestre suonando il mandolino, ma con telecamere tecniche installate nei luoghi aperti al pubblico che rilevano la temperatura corporea delle persone, mascherine consegnate e pagate dal Governo, cartelli esplicativi ovunque, persone infette tracciate con il GPS per ricostruirne i contatti, e così via. Così, come scrive Serenella Bettin al link seguente, “In Corea, il giorno 11 marzo 2020, si sono registrati 242 casi in più. In Italia invece l’aumento è stato terribile: 2313 casi”.
Nel nostro Paese il Governo prima sbaglia tutto, poi la fa pagare ai cittadini, togliendo loro il lavoro e la libertà e costringendoli agli “arresti domiciliari”.
20.000 SOLDATI AMERICANI ALLA FRONTIERA RUSSA
Mentre i media ci ubriacano con le interpretazioni dei sibillini decreti governativi, le immagini delle città deserte e lo scontro a distanza fra Gismondi e Burioni sull’effettiva pericolosità del Coronavirus, 20.000 soldati USA giunti in Europa senza mascherine e senza timore di contrarre il contagio (!!!) stanno compiendo strane manovre: prima massicce esercitazioni militari ai confini con la Russia, poi comparse in alcune città italiane a bordo di carri armati. Cosa stanno combinando? I nostri mezzi di (dis)informazione, pilotati e istituzionalizzati, se ne guardano bene dal raccontarcelo, ma trovo queste strane circostanze ancor più inquietanti del Coronavirus.
L’azienda statunitense biotech americana Moderna ha già messo a punto la prima fiala di un vaccino sperimentale contro il Coronavirus, che verrà testato a Seattle su 45 volontari.
L’”eccellenza” è tale che a Milano e dintorni, per avere un appuntamento dall’oculista con il Servizio Sanitario Nazionale si può aspettare fino a un anno, mentre a pagamento lo si ottiene il giorno dopo. E come se non bastasse, quando ci si reca alla visita da solventi ci si accorge che l’ambulatorio è praticamente vuoto, senza quasi nessun paziente in attesa. Come la mettiamo? Quanto al livello dei medici, chi scrive possiede un archivio da paura di esposti, segnalazioni e lettere di fuoco a direttori sanitari, Ordine dei Medici e compagnia, che denunciano il nulla assoluto di certi blasonati professionisti delle strutture lombarde.
L’impegno dei medici e degli infermieri che in questi giorni si stanno prodigando per salvare vite umane sotto organico e in strutture inadeguate è encomiabile, ma gli elogi al sistema sanitario italiano, prossimo al collasso, sono barzellette, a cominciare dal fatto che mai il Governo italiano aveva considerato e predisposto un piano d’emergenza in caso di pandemia.
Anzi, negli ultimi 8 anni, in ossequio alla Ue, il nostro Governo ha tagliato la bellezza di 130 miliardi di fondi alla Sanità: sono stati chiusi ospedali, mentre di altri è stata interrotta la costruzione lasciando in piedi scheletri di falansteri che vanno in rovina. Il 15 febbraio scorso il nostro Governo ha spedito in Cina 2 tonnellate di materiale sanitario, fra cui mascherine a volontà, lasciando a corto il nostro personale ospedaliero e i cittadini italiani.
Dulcis in fundo, alle facoltà di Medicina si è sbagliato il calcolo del numero chiuso e ora mancano i medici. Il risultato è che ci ritroviamo con i medici e gli infermieri senza mascherine, i dottorandi in corsia, i pazienti nelle caserme, il blocco degli interventi chirurgici e DISUMANE DICHIARAZIONI del tipo “dobbiamo scegliere chi salvare”, “chi non ha chances viene lasciato morire”.
Come detto, per evitare la pandemia di rincoglionimento ad opera dell’informazione istituzionale il must è appellarsi alla controinformazione qualificata, che fra le ipotesi più terribili disegna un “Nuovo Ordine Mondiale” con l’intento di realizzare un governo e un pensiero unico nel nome della globalizzazione totale. Secondo questa interpretazione (che ciascuno è libero di condividere o meno), l’”emergenza” Coronavirus potrebbe essere stata indotta da un’élite mondiale per effettuare delle “prove tecniche” di totalitarismo internazionale. Se ad esempio, come avvenuto in Italia, l’epidemia dovesse dilagare anche in altri Paesi europei, gli altri Governi sarebbero portati ad adottare leggi identiche alle nostre e altrettanto limitanti. Ne conseguirebbe che in futuro, provocando appositamente un’emergenza nera su vasta scala, qualche “potere forte mondiale” avrebbe facile gioco a bloccare, controllare e tenere in scacco i cittadini di tutt’Europa, estendendo via via il controllo ad aree sempre di più vaste. Per approfondire questo tema e farsi la propria idea, basta digitare e abbinare le keywords “Nuovo Ordine Mondiale”, “Coronavirus”, “Pensiero Unico”, ecc. su YouTube.
Di stortura in stortura: con il Decreto del 15 marzo 2020, il nostro Governo autorizza le Prefetture a requisire “strutture alberghiere, oppure altri immobili con analoghe caratteristiche di idoneità, per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare“. In Inghilterra, il Governo Johnson sta valutando una quarantena obbligatoria di 4 mesi (!!!) per gli ultrasettantenni. Siamo ancora in democrazia?
Emergono altri interrogativi drammatici: davvero i luminari della virologia che cercano il loro momento di gloria in tv – capendoci per primi poco o nulla – non sospettano che questo virus abbia caratteristiche anomale che potrebbero far pensare alla sua fabbricazione in laboratorio? O più probabilmente, non hanno il coraggio di dircelo?
Il video seguente contiene un’ipotesi ancor più agghiacciante: sarebbero allo studio armi biologiche in forma di virus letali mirate a colpire determinati gruppi etnici in virtù del loro DNA, in grado di sterminare un preciso target della popolazione mondiale.
Se ciò dovesse accadere, va da sé che vaccinarsi contro il Coronavirus diventerebbe superfluo, in quanto a minacciare l’umanità sarebbero di volta in volta ceppi diversi.
L’ITALIA DEI PECORONI
Creduloni, arrendevoli e ligi all’imposizione delle regole più assurde, oltre che rinunciatari a pensare con la propria testa: così ci vorrebbe il “Sistema”.
Se come sono certa qualcuno sta brindando alla rovina dell’Italia e dell’Europa (così come qualcun altro brindò al crollo delle torri gemelle e ai 3000 morti dell’11 settembre 2001), pregustando di tenere i scacco il mondo intero e strofinandosi le mani per i lauti affari che il disastro Coronavirus gli procurerà, vi invito a riconsiderare tutte le imposizioni di questi giorni sotto un’ottica diversa e a non fare la parte dei pecoroni giulivi.
Non vorrei mai che, fra alcuni anni, come accadde con il mio pezzo profetico sulla crisi del Milan Campione d’Europa 2007, mi ritrovassi a linkare queste righe dicendo “Ve l’avevo detto e avevo ragione”
Non pubblico le foto di Milano vuota che ho scattato, che farebbero la gioia degli autori del disastro, bensì un emblematico particolare di una raffigurazione dell’Inferno, a cui questi “signori” sono seri candidati, dipinta dal pittore polacco Zdzisław Beksiński. Valga a ricordare la fine che attende chi ora se la ride, con in più un salutare link a come molti santi hanno visto il luogo eterno di pena:
Quanto a noi, l’inferno sulla Terra potremo evitarlo soltanto con la consapevolezza, la giusta informazione e la ribellione alle imposizioni da regime totalitario.
Icardi invece, anche se l’Inter gli ha detto chiaramente che non giocherà più, ad andarsene non ci pensa proprio.
La telenovela dell’attaccante argentino ha stancato tutti, forse ad eccezione dei giornali che beneficiano del “caso” per riempire le pagine estive.
Da acclamato bomber nerazzurro qual era, Maurito si è involuto fino a diventare piccino piccino, ignorato dai suoi stessi tifosi.
Qualcuno ha obiettato che la Società nerazzurra avrebbe fatto meglio a tenere nascosto il caso e a cedere il giocatore a fine stagione senza clamore, in modo da non svalutarlo. Trovo invece che l‘Inter abbia fatto bene a rendere pubblica la questione e a togliergli la fascia di Capitano; servono provvedimenti esemplari, soprattutto quando sono in gioco le intrusioni delle wags.
Peraltro, la decisione di esautorare Icardi dal ruolo di Capitano, presa all’unanimità, lascia intendere che nello spogliatoio nerazzurro la situazione fosse divenuta insostenibile e che occultarla fino a fine campionato avrebbe creato danni di gran lunga peggiori.
Maurito si è effettivamente svalutato, ai danni sì dell’Inter, ma soprattutto di se stesso e della sua carriera. E dopo aver perso la Nazionale e la fascia di Capitano (a meno di un ribaltone di fine mercato che squalificherebbe comunque FC Internazionale, che perderebbe la faccia trasformando la sua linea dura in pastafrolla) sta per perdere anche l’Inter.
Sull’accaduto non vi è che un muro di silenzio, anche se la vicenda, al punto in cui è, sembra esser legata soprattutto a questioni personali e di incompatibilità dell’attaccante con compagni e dirigenti.
Quel che è certo è che al centro di questo pasticcio c’è Wanda Nara, impreparata per il ruolo di procuratore, che con le sue mosse maldestre sta rovinando la carriera del marito. Se fosse stato un briciolo più furbo, Maurito avrebbe potuto fare un gesto di buona volontà rinunciando a farsi gestire dalla moglie e prendendosi un altro agente di gradimento della Società. La mossa non avrebbe potuto che giovargli.
Ma ormai la frittata è fatta e l’Inter insiste nel non volerlo più.
Il giocatore sembra poco convinto della pista Napoli e quanto alla Juve, qualche giorno fa Steven Zhang è intervenuto con un no deciso. Chissà che Marotta, allora uomo-Juve, non l’abbia informato di come finì il tentativo di scambio Guarin-Vucinic del gennaio 2014 al ristorante “Quattro Mori” di Milano, che suscitò la sommossa della Curva Nord.
Peraltro non si vede come la Juventus, società solidamente gestita, possa accollarsi una gatta da pelare ingestibile come Wanda Nara. Gli assurdi regolamenti vigenti non possono impedirle di twittare, postare commenti sui social media e partecipare alle trasmissioni TV: il raggio d’azione nel quale la “Wandissima”, unitamente alle sue richieste contrattuali esose, ha affossato Icardi. Davvero la Juventus crede di poterla gestire?
Ora, l’aumentato numero delle mogli dei calciatori malate di protagonismo imporrebbe di modificare la normativa contrattuale in modo da scongiurare, per il futuro, casi come questo. Casi che, innegabilmente, fanno davvero male al calcio.
Ma per evitare il caso Icardi ci sarebbe stato un modo molto più semplice ed efficace: ignorare completamente la bionda che si credeva irresistibile, i suoi tweet e le sue dichiarazioni, risparmiandoci le sue comparse in tv.
Nel suo piccolo questo blog dà una lezione: non riporta le esternazioni mediatiche delle wags, che vivono dell’attenzione dei media. Per chi scrive Wanda Nara rimane la mamma di cinque bambini. Né più né meno, una mamma come milioni di altre.
Quattro splendide reti per una storica rimonta sul Barcellona “già in finale”. E ogni volta Sky inquadra… Lionel Messi. Sarà un vizio, sarà una fissazione, chissà.
Sta di fatto che, ancora una volta, l’argentino è stato nullo, come gli capita troppe volte a dispetto della collezione di Palloni d’Oro e dei toni trionfalistici al suo indirizzo.
La serata di ieri, oltre a una grande lezione di calcio agli spagnoli, ha offerto una lezione agli opinionisti a senso unico infatuati dell’incostante numero 10 blaugrana: le doppiette di Origi e Wijnaldum dovrebbero aver dimostrato anche alle cervici più ostinate che al di là di Messi e Cristiano Ronaldo esistono altri giocatori: tatticamente migliori, fisicamente più costanti e mentalmente più forti, in grado di emergere – non di soccombere – quando la barca sta per affondare.
Avevano gioito per la non qualificazione dell’Italia, si erano sbizzarriti negli sfottò verso gli Azzurri. A fare dell’ironia si era messo pure Bastian Schweinsteiger
La Germania esce a pezzi da Russia 2018: esce, per la prima volta nella sua storia, dopo la fase a gironi, terminata al quarto ed ultimo posto dietro a Svezia, Messico e Corea del Sud.
Ognuno ha la sua Corea. Capitò a noi nel ’66, quando la squadra di Edmondo Fabbri fu messa KO dalla Corea del Nord. Ieri, l’undici di Joachim Löw è stato umiliato dalla Corea del Sud, ma poco importa.
L’eroe del ’66 fu un dentista, tale Pak Doo Ik, che fece secco Ricky Albertosi, mentre ad assurgere alle cronache di Russia 2018 sono stati Kim-Young-Gwon (andato a segno al 90’ + 2) e Song Heung-Min (90’ + 6), che prima di tornarsene a casa, si sono presi il lusso di eliminare i Campioni del Mondo in carica.
Per il calcio tedesco è una disfatta senza precedenti, per la quale l’intera Germania si sta stracciando le vesti.
L’inviato di ZDF all’aeroporto di Francoforte, dove la squadra è atterrata attorno alle 15 di oggi, afferma di aver visto soltanto due tifosi. La telecamera svaria su un poster gigante che ritrae i giocatori ancora sorridenti, mentre tutt’attorno c’è il vuoto. Le prime voci parlano di un Löw in procinto di presentare le dimissioni.
La “Fan-Meile” è deserta, si ammainano gli striscioni giallo-rosso-neri, mentre i commenti di opinionisti e tifosi concordano all’unanimità: tutti hanno visto “una squadra senz’anima, senza schemi e senza voglia di lottare.” Aggiungo, una spedizione di uomini messa insieme alla bell’e meglio, che nulla aveva a che fare con le gloriose compagini tedesche del passato.
Il merchandising è crollato a picco, al punto che su eBay, la maglia di Özil viene svenduta a 25 euro.
ZDF chiude il servizio pomeridiano mostrando un giardino della birra di Hannover deserto, con tutti i tavoli vuoti, dove i tifosi erano attesi a bere e a festeggiare. Inquadrano l’insegna: la birreria si chiama Waterloo, emblema della disfatta.
Posted by ladycalcio su martedì, novembre 14, 2017
A Sky, dopo la disastrosa andata, si era detto sicuro di poter rimontare l’1-0. Come, l’avremmo visto tutti. Il ct Azzurro Ventura avrebbe fatto meglio a tacere, e soprattutto, a dimettersi subito dopo l’incontro di ieri sera http://bit.ly/2yVtHwp .
Per la prima volta dopo 60 anni (non accadeva dal 1958), e per la seconda nella sua storia, l’Italia resta a casa da un Mondiale, con il ct che all’aeroporto di Bari si defila da una porta secondaria http://bit.ly/2zGwAhT
L’emblema della disfatta è la disperata intervista su Rai1 a Buffon in lacrime, che anziché coronare la carriera con la partecipazione al suo 6° Mondiale, è costretto a chiuderla in una delle serate più amare del calcio italiano. Accadde qualcosa del genere anche a Dino Zoff, sempre contro la Svezia, durante le qualificazioni a Euro ’84 (2-0 a Göteborg il 29 5 83).
La clamorosa esclusione degli Azzurri fa passare in secondo piano un’altra pessima prestazione: quella dell’arbitro Lahoz – guardacaso, spagnolo! -, che negando all’Italia l’ennesimo sacrosanto calcio di rigore ha falsato e completamente cambiato il corso della partita.