Posted by ladycalcio su domenica, novembre 28, 2021
Un elogio agli avversari e tanta voglia di migliorare: ieri sera, con questo tweet, il Venezia FC ha sportivamente riconosciuto la superiorità dell’Inter di Simone Inzaghi, che l’ha sconfitto 2-0 sul campo dello Stadio Pier Luigi Penzo.
Un raro esempio da imitare per correttezza, lealtà e spirito sportivo.
Posted by ladycalcio su martedì, novembre 16, 2021
“A scanso di un brusco risveglio dal sogno mediatico di essere uno ‘squadrone’ e una ‘macchina da guerra’, manteniamo i piedi ben saldi per terra”. Scrivevo così in un mio post del 26 giugno scorso dal titolo “Euro 2020 e gli Azzurri si trascinano agli Ottavi”, e nel precedente, sempre più meravigliata che la mediocre compagine di Roberto Mancini si stesse avviando al trionfo europeo.
Ora, quattro mesi dopo, la frittata è servita. Dopo i pareggi con Svizzera e Irlanda del Nord, gli Azzurri, relegati ai playoff, rischiano di grosso la qualificazione per i Mondiali 2022 in Qatar. E come sempre avviene in questi casi, tutto ciò che prima era girato per il verso giusto con perfetto sincronismo, ora gira storto.
Sulla sorte degli Azzurri pesa, come un macigno, la decisione di Mancini di affidare il calcio di rigore in Italia-Svizzera a Jorginho, l’uomo più in crisi del momento, che reduce da due errori dal dischetto con l’Italia, ha finito per commettere il terzo di fila (ben 2 contro gli elvetici). Lo stesso errore fatto da Simone Inzaghi con Lautaro Martinez, costato all’Inter la mancata vittoria nel derby e due punti in classifica.
Due esempi di come la singola scelta di un tecnico – corretta o errata – possa stravolgere l’esito di una competizione se non addirittura di un torneo, ma anche un invito, per il futuro, a non ripetere scelte così sconsiderate.
Quando si dice che il margine fra trionfo e disastro può risiedere in un piccolo grande dettaglio…
14 + 11 + 21 fa 46. È l’arcano suggello del destino alla straordinaria carriera di Valentino Rossi, leggendario numero 46 del MotoGP, conclusasi ieri, 14 novembre, sul circuito di Valencia.
Il “Dottore” ha dato l’addio alle corse dopo 9 titoli mondiali e 26 anni di esaltanti prestazioni, che fanno di lui un mito dello sport.
Ieri sera, ai MotoGP Awards 2021, è stato insignito del titolo di Leggenda.
Nella vita lo aspettano altri momenti belli, primo fra tutti la nascita della piccola che la sua compagna Francesca porta in grembo.
Grazie Valentino, per quanto hai dato allo sport e per tutti i momenti di gioia e allegria che ci hai fatto vivere!
Per tanti anni è stato fra le voci più conosciute del calcio, del canottaggio e del tennis ed è entrato nelle nostre case per raccontarci le gesta dei grandi campioni: dalle esaltanti vittorie di Adriano Panatta alla storica conquista dell’oro olimpico dei fratelli Abbagnale a Seoul ’88, dall’indimenticabile intervista a Diego Maradona a tanti racconti sul mondo del pallone.
Giampiero Galeazzi, giornalista e conduttore televisivo con un passato da canoista (fu campione italiano nel singolo nel ’67 e nel doppio nel ’68) ci ha lasciati ieri all’età di 75 anni dopo una lunga malattia, suscitando il cordoglio di tutto il mondo del calcio e dello sport.
“Bisteccone”, come veniva affettuosamente soprannominato, lascia un triste vuoto.
Posted by ladycalcio su giovedì, novembre 11, 2021
Arrivare e vincere al Chelsea, al Real Madrid o al Manchester United è facile, soprattutto se rilevi uno squadrone già lanciato. Se poi l’Inter – perché sei lo “Special One” – ti compra tutti i campioni che avevi messo sulla lista della spesa (al contrario di quanto fatto con i colleghi Mancini, Benitez, Gasperini, Ranieri & Co.), hai ottime chances di fregiarti di un trofeo europeo che mancava nel palmarès della Società dai lontani anni ’60.
La vera sfida, piuttosto, è allenare una squadra mediocre, forgiarla con gli uomini che passa il convento (non certo del calibro di Javier Zanetti, Milito, Maicon o Eto’o) e imprimerle un sigillo e un gioco. Per Mourinho alla Roma questa sfida era apparsa sin dall’inizio azzardata, anche se Mou l’aveva accolta con grinta dicendo di amare le sfide. Di fatto, dopo 12 partite giocate, la sua Roma occupa il sesto posto in classifica a 19 punti, a 13 punti di distacco dalla capolista Napoli e a 2 dai cugini della Lazio.
Ma a fare notizia sono state soprattutto le recenti batoste subite dai giallorossi: 3 scofitte nelle ultime 5 partite di campionato (1-0 a Torino contro la Juve, 1-2 in casa contro il Milan e 3-2 a Venezia), a cui si aggiunge il derby perso 3-2 contro la Lazio dello scorso 26 settembre. Per non parlare del 6-1 incassato nei gironi di Conference League dal Bodo Glimt (21.10), fra le sconfitte più cocenti nella carriera del portoghese. Ciliegina sulla torta, l’espulsione in Roma-Napoli insieme al collega avversario Spalletti. Insomma, per Mou non è certo un momento felice.
Tutto questo dimostra che Mourinho non è affatto “speciale” e che senza una rosa di prim’ordine, finisce anch’egli come tutti gli allenatori comuni mortali di questo mondo: a fare la figura del comprimario.
Che Mou sia un bad loser (un cattivo perdente), non c’è invece bisogno di dimostrarlo. Il rifiuto del Tapiro d’Oro di Striscia la Notizia, andato in onda ieri sera su Canale 5, ne è l’ennesima conferma e testimonia per di più il nervosismo e la mancanza di padronanza delle situazioni del “nostro”.
Eccolo, al link seguente, mentre sbatte la portiera dell’auto in faccia a Valerio Staffelli, che tenta dapprima la solita rincorsa alla macchina, e poi, invano, la consegna del trofeo al portinaio di casa Mourinho: il primo e l’unico trofeo che Mou avrebbe potuto aggiudicarsi quest’anno. Oltretutto dicono che il Tapiro porti fortuna, il che non sarebbe stato male per il “Normal One” in questo momentaccio…
Sette punti di distacco fra le due non ci stanno; perlomeno, stando a quanto visto ieri sera fra Milan e Inter nel derby della Madonnina numero 175. Troppe le occasioni sprecate dall’Inter, sterile l’arrembaggio finale del Milan, nulli Ibra e Lautaro Martinez, che avrebbero dovuto essere gli uomini di punta delle rispettive compagini.
Un’osservazione al tecnico nerazzurro Simone Inzaghi: in un derby non si fa tirare un rigore che potrebbe valere i tre punti al cannoniere dalle polveri bagnate di turno, in questo caso Lautaro. Il povero Martinez è in un momento no e l’errore dal dischetto nella stracittadina, oltre a non averlo sbloccato, rischia di peggiorarne ulteriormente morale e prestazioni.
La partita si è chiusa con un pareggio (1-1) tutto sommato equo, con reti di Calhanoglu (11′) e autogoal De Vrij (17′).