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CARI OPINIONISTI SKY, MESSI NON È IL MESSIA

Posted by ladycalcio su venerdì, Maggio 3, 2019

D’accordo la doppietta e il 600° goal, ma sul campo aveva giocato Messi, non il Messia.

Eppure, dall’inascoltabile postpartita Sky di Barcellona-Liverpool (3-0), si sarebbe potuto evincere il contrario.

Ridotto a una trionfale apologia dell’attaccante argentino degna di una compagine di tifosi blaugrana (o se preferite, di bambini dell’asilo che non hanno mai visto un attaccante in azione), per lodi sperticate e zero senso della misura il programma è da annoverare fra quelli che invitano a spegnere il televisore domandandosi perché si stia pagando l’abbonamento.

Protagonisti in studio opinionisti solitamente di prim’ordine, che in questa occasione si sono lasciati prendere un po’ troppo la mano: Billy Costacurta, Paolo Condò e Fabio Capello, più l’inevitabile Ilaria d’Amico a “squittire” complimenti giulivi all’indirizzo del barbuto superman in maglia rossoblu.

A dire il vero, già durante la telecronaca (della coppia Riccardo Trevisan-Lele Adani) era emersa una malcelata partigianeria pro Barça, ma nulla in confronto all’infantile celebrazione dello pseudodio della pedata andata in scena nel postpartita, che ha privato i telespettatori paganti di un’analisi tecnico-tattica completa dell’incontro e degli altri suoi protagonisti, come se non ve ne fossero stati.

La D’Amico esordisce parlando della “perfezione delle giocate di un campione”, ma interviene Capello: “Genio, genio, per piacere”. Costacurta: “Non è più un campione: è Federer è Michael Jordan , è Tiger Woods, non è più un campione”.

In un’escalation di aggettivi iperbolici si celebra la “divina maestà” pedatoria del numero 10 argentino: per Ilaria D’amico una “figura trascendentale nel calcio”, mentre Condò la mettra tra il serio e il faceto: “Quando hanno chiesto a Papa Francesco se Messi fosse Dio, lui ha detto di no ma non ha scomunicato chi l’aveva chiesto… quindi c’è un dubbio”

La conduttrice avverte che “Stiamo per raggiungere la blasfemia”, mentre la partigianeria l’aveva già tradita poco prima: “Chi non è tifoso di Messi questa sera’? Non lo so! (Forse i tifosi del Liverpool, Ilaria, ndr) La domanda appare assolutamente pleonasica e non adeguata alla classe, perche la classe si applaude sempre”.

Ora: d’accordo l’ottima partita di Messi (in altre occasioni completamente nullo), d’accordo la matematica esaltante, ma chi sta seduto negli studi Sky, al di là della necessità di fare audience, non dovrebbe mai perdere di vista la professionalità, l’imparzialità e il senso della misura.

In caso contrario infatti, si trascende e si diventa fastidiosamente di parte.

Sarà che siamo nell’era delle mode, del piove sempre sul bagnato, dei social media che esaltano e distruggono i personaggi, delle opinioni costruite sulle chat e sul numero dei follower, degli influencer ideologici, della fissa collettiva di Messi e Cristiano Ronaldo monopolizzatori del Pallone d’Oro insieme ai loro sponsor dorati, ma uno show come quello dell’altra sera non è commento tecnico, ma tifo smaccato e idolatria della persona.

Degno di un bar del Camp Nou, non certo dello Studio Sky.

 

idolRIA DELLA PERSONA

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