OVVERO: QUANDO LA VIA DELL’AUTODISTRUZIONE è LASTRICATA DI BUONE INTENZIONI – O PRESUNTE TALI.
1) La partita d’addio di Capitan Maldini rovinata da un gruppo di dissenzienti facinorosi. Poi dicono che non esistono più le bandiere.
2) La fuga galattica in terra di Spagna di viso d’angelo Kakà, che in gennaio aveva sventolato la maglia rossonera da una finestra di via Turati, baciandola e giurandole fedeltà. Lui sarebbe rimasto, ci mancherebbe, è stato un eroico gesto sacrificale per il bene del Milan!
3) La telenovela Ibrahimovic: gestaccio alla Curva, ricerca di nuove sfide, un ritorno di fiamma per i colori nerazzurri quando le porte estere sembrano chiudersi. Seguono squallide voci di strani SMS e il bacio alla maglia blaugrana. Almeno, Ibra non ha il viso d’angelo…
4) I 95 milioni spesi dal Real per Cristiano Ronaldo. Uno schiaffo alla miseria, alla crisi economica mondiale e al buon gusto. Sono l’emblema dell’unico “valore” del calcio attuale: la logica di mercato.
5) Il goffo tentativo, da parte del Bologna, di riciclare Lucianone Moggi nei ranghi calcistci. Dispiace vedere un simile squallore da parte di Francesca Menarini, che avevo tanto ammirato per il coraggio con cui si era fatta strada nell’ambiente maschilista del calcio.
6) Il raduno estivo dell’Inter negli USA. Dopo le “cassanate”, le “mourinhiate”, e questa è la regina. Dopo il “coprifuoco” ad Appiano, ai danni dei sostenitori e del canale tematico, prosegue la serie: “Mi tolgo di torno i tifosi”, alias “sborsate i soldi per gli abbonamenti e non rompete le scatole”. Conosco bene l’impianto di Riscone di Brunico: vi assicuro che, unita al circondario, la struttura offre tutto il necessario ad una perfetta preparazione atletica. La forma, fino a prova contraria, è questione di “olio di gambe” e di muscoli. Il resto è volere l’America, nel senso più reale dell’espressione: grandeur, gita sociale per i giocatori e soprattutto, l”illusione di evitare il collasso economico con gli introiti esteri del marchio.
7) La disputa della Finale di Supercoppa Italiana a Pechino. Ancora una volta, alla faccia dei tifosi. Ancora una volta, eleggendo la logica di mercato a valore supremo, con la pia illusione, da parte del calcio, di “comprarsi” l’indulgenza dai peccati di immoralità e dissipazione reiteratamente commessi con gli introiti del merchandising e dei diritti TV.
Uno scenario da terza bolgia infernale dantesca, dove al posto dei papi simoniaci, condannati a sprofondare sempre più in basso a testa in giù in un pozzo, di questo passo a finire a gambe per aria saranno i presidenti e le società. Stanti i presupposti, il baraccone del calcio, pozzo senza fondo, è infatti destinato a crollare sotto il peso del vil denaro sperperato.