Lo si sapeva da tempo. Le voci si rincorrevano da mesi. Il giocatore più sopravvalutato del pianeta, definito a turno con Cristiano Ronaldo “il miglior giocatore del mondo”, è passato di mano, atteso, seguito e accolto come il Messia … della pedata.
Ha pianto durante la conferenza stampa di addio al Barcellona, come tutti, credo, faremmo di gioia se il nostro nuovo datore di lavoro – nello specifico il Paris Saint-Germain – ci elargisse il lauto stipendio che attende “Leo” in terra di Francia.
E mentre gli addetti del Camp Nou staccavano dallo stadio le gigantografie dell’argentino, lui già faceva il bagno di folla sugli Champs-Elysées e la maglia numero 30 del PSG andava a ruba, fruttando lauti introiti al Club parigino.
Il mercato ha sortito il colpo dell’estate, i tabloid hanno avuto di che titolare a caratteri cubitali.
E mentre sul pianeta imperversano la pandemia, la crisi economica e la disoccupazione, domani, “Mister 41 milioni” (lo stipendio annuale di Messi + un bonus alla firma di 30 milioni) esordirà contro lo Strasburgo, in un calcio che ormai è tutto meno che sport e in un mondo tanto stolto da scambiare Messi per il Messia.