Caso Materazzi: la sindrome compartimentale acuta in parole semplici
Posted by ladycalcio su mercoledì, marzo 21, 2012
Il Prof. Benazzo – dicevamo pochi giorni fa -, interrogato nel giugno scorso da Inter Channel sui capolavori chirurgici compiuti sui campioni nerazzurri, tace inspiegabilmente sul suo presunto fiore all’occhiello: aver risolto a Materazzi (nell’agosto 2007) una sindrome compartimentale acuta in atto da oltre mezza giornata – con tanto di scoppio di un vaso -, “per via endoscopica e con un’incisione di soli 2 cm”, risparmiando all’eroe di Berlino la cruenta fasciotomia d’urgenza e mettendolo in condizioni di ricominciare a correre a soli 25 giorni dall’intervento. Tutto questo, con una fantasmagorica tecnica di cui non ho trovato traccia sulla faccia del pianeta e sulla quale anche la Direzione Generale, Sanitaria e Scientifica del San Matteo tacciono imbarazzate.
Data la tecnicità dell’argomento, in molti mi avete chiesto di riproporre quanto già scritto in parole semplici. Eccovi accontentati!
Il bollettino medico ufficiale sullo strano incidente di Matrix a Budapest (22 agosto ’07), parla di “sindrome compartimentale acuta”, di un“ematoma lungo dalla radice della coscia fino al ginocchio e del diametro di 10 cm”, di un ematoma tolto “senza ampie incisioni chirurgiche, diminuendo la pressione all’interno della coscia in modo da evitare la necrosi muscolare”. Le parole del Prof. Benazzo, autore del (presunto) intervento: “ Abbiamo optato per un intervento di aspirazione per via endoscopica e sotto controllo ecografico per lo svuotamento dell’ematoma con un’incisione di 2 cm e trasformato il versamento in un trauma contusivo”.
Cari lettori, in questa storia non mi torna nulla. Vediamo perché.
UN PO’ DI ANATOMIA SEMPLIFICATA
I gruppi muscolari del nostro corpo sono alloggiati in spazi anatomici chiusi (detti “compartimenti” o “logge” muscolari). Essi sono rivestiti da una sorta di guaina di tessuto connettivo anelastica e, pertanto, pressoché inestensibile. I tessuti muscolari all’interno dei “compartimenti” ricevono nutrimento e ossigeno tramite il sangue.
TRAUMA ED EMORRAGIA
Se a causa di un forte trauma si verifica un’emorragia all’interno della loggia – nel caso di Materazzi si parlò addirittura dello scoppio di un vaso – essendo la loggia stessa “chiusa” e la sua guaina di rivestimento inestensibile, l’accumulo di sangue e il crescente gonfiore del muscolo leso al suo interno causano un forte aumento di pressione (pressione intracompartimentale) ai danni dei tessuti circostanti (muscoli, vasi sanguigni, capillari, nervi, tendini, ecc).
COS’È UNA SINDROME COMPARTIMENTALE ACUTA
In brevissimo tempo, tutte queste delicate strutture subiscono una crescente compressione. I vasi sanguigni, sempre più congestionati, riescono a far affluire sempre meno sangue e ossigeno ai tessuti. Questi ultimi, non più sufficientemente riforniti del sangue e dell’ossigeno di cui necessitano per rimanere vivi, entrano rapidamente in sofferenza e in “asfissia”. In breve tempo, muoiono. In assenza di un intervento tempestivo, la pressione sempre più forte esercitata dall’accumulo di sangue sui tessuti racchiusi nella loggia, provoca danni irreversibili: la prolungata compressione dei nervi conduce l’arto alla paralisi, il mancato afflusso di sangue porta alla morte dei tessuti (necrosi). Più passa il tempo, più il paziente rischia deficit funzionali irreversibili.
In parole povere, lo sviluppo di una sindrome compartimentale acuta implica una serrata lotta contro il tempo per ripristinare l’afflusso di sangue ai tessuti che “stanno morendo” e che, nel giro di poche ore soltanto, espongono il paziente al rischio di amputazione.
LA FASCIOTOMIA D’URGENZA
Le speranze di un buon recupero funzionale sono legate alla fasciotomia d’urgenza. In parole semplici, si tratta di un intervento chirurgico che ha lo scopo di diminuire la pressione che schiaccia e soffoca i nervi e i vasi sanguigni all’interno del compartimento, per far nuovamente circolare il sangue nell’arto infortunato e decomprimere le delicate strutture al suo interno.
La fasciotomia si effettua incidendo la fascia connettivale (la guaina che avvolge i muscoli) per tutta la sua lunghezza (diversi cm). Perlomeno, fino all’exploit del Prof. Benazzo, questa mi risultava essere l’unica tecnica in grado di garantire la sufficiente decompressione del compartimento, un’adeguata ispezione della muscolatura e l’immediata rimozione dei tessuti già in preda alla necrosi, per scongiurare gravissime infezioni. Per non parlare della ricostruzione degli eventuali vasi sanguigni “scoppiati”….
Aggiungo che il terribile gonfiore dell’arto colpito da sindrome compartimentale acuta rende spesso impossibile (o controindicata) la chiusura della ferita subito dopo l’operazione. La ferita viene allora “lasciata aperta” e suturata qualche giorno dopo nel corso di un successivo intervento chirurgico, in cui il chirurgo ha modo di ricontrollare le condizioni dei delicati tessuti di cui abbiamo parlato.
Questo, per farvi capire che la sindrome compartimentale acuta non è una semplice raccolta di liquido incapsulato (alla stregua di una vescica o di una borsite) risolvibile aspirando il liquido o il versamento. È una patologia d’urgenza, implicante modificazioni gravissime e irreversibili a carico di tutte le strutture dell’arto colpito.
IL CASO DI MATERAZZI
Rinnovo la premessa già fatta a suo tempo: il mio discorso è improntato unicamente alla tecnica chirurgica grazie alla quale sarebbe possibile risolvere il caso-tipo in questione così come ce lo raccontarono le fonti ufficiali e i mass media, ed esula da qualsiasi risvolto personale o privato sul (presunto) paziente Materazzi.
Per Materazzi, dicevamo, si parlò di un ematoma di 600 cc delle dimensioni di 10 x 40 cm, lungo dalla radice della coscia al ginocchio, che avrebbe compresso anche un’arteria. Si parlò di una gamba “che si gonfiava minuto per minuto”, “dura come il legno e gonfia come un pallone; così gonfia che non si vedeva neanche più il ginocchio” e dello “scoppio” di un vaso.
Vi invito a riflettere per un istante e a immaginare le conseguenze di un simile drammatico quadro clinico all’interno di una gamba: 600 cc di sangue che dalla sera precedente (!) hanno invaso (e rischiato seriamente di infettare) le strutture all’interno della loggia, una coscia durissima, di dimensioni abnormi, totalmente congestionata al suo interno, con nervi compressi da mezza giornata… Eppure, nonostante il tempo intercorso fra l’incidente di gioco (le 21.15 circa) e il presunto intervento chirurgico (la tarda mattinata del giorno successivo!), il luminare Prof. Francesco Benazzo afferma di aver risolto questo quadro clinico d’emergenza con un “intervento d’aspirazione per via endoscopica sotto controllo ecografico con un’incisione di soli 2 cm”, trasformando il versamento in un trauma contusivo”.
Il tutto dopo che il paziente, nelle condizioni sopra descritte, era stato imbarcato sull’aereo per Malpensa, con buona pace dell’elevatissimo rischio di embolia. Dobbiamo proprio crederci?
LA MIA LETTERA APERTA AL PROF. BENAZZO
Per venire a capo dell’enigma, nella mia lettera aperta avevo posto al Professore alcuni quesiti molto tecnici. Semplificati ai minimi termini, essi suonano pressappoco così:
– Stante quanto sopra, come poté decomprimere una gamba “dura come il legno e gonfia come un pallone” con un semplice intervento di aspirazione, con un’incisione di soli 2 cm e, peraltro, richiudendo immediatamente la ferita?
– Come e che cosa sarebbe stato possibile “aspirare” da un arto così tumefatto e indurito?
– Come gli fu possibile valutare le condizioni di una regione muscolare così vasta come quella della loggia anteriore della coscia- sottoposta a pressione intracompartimentale abnorme da oltre mezza giornata -, ovviare agli immaginabili ingenti danni causati ai tessuti da ore e ore di crescente compressione, rimuovere i tessuti già “morti”, ricostruire un “vaso scoppiato” causa di un ematoma di 600 cc (!)… con un’incisione di soli 2 cm?
– Come poté – bibbidi-bobbidi-bu – ridurre la durata di un intervento tanto complesso e delicato a circa un’ora e consentire al paziente di lasciare l’ospedale soltanto 2 giorni dopo, muovendosi agevolmente, con l’arto già perfettamente sgonfio al punto da poter indossare disinvoltamente i jeans?
Per tutte le altre macroscopiche contraddizioni del caso, vi rimando all’ormai mitico post “Perché non credo più alla sindrome compartimentale di Materazzi”, linkato in calce.
Le domande di cui sopra, esigono delle risposte. È una questione di principio, di decoro, di trasparenza, di deontologia, di rispetto per chi soffre, di pari opportunità. Se l’uomo della strada venisse ricoverato al Policlinico S. Matteo di Pavia in preda a una sindrome compartimentale acuta rimediata mezza giornata prima e caratterizzata da un vaso scoppiato, da un versamento di 600 cc e con una gamba nelle drammatiche condizioni sopra descritte, fruirebbe dello stesso innovativo trattamento riservato a Materazzi? Ne dubito.
Il Prof. Francesco Benazzo (Direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università di Pavia, Fondazione IRRCCS Policlinico San Matteo) tace, così come i Professori Pietro Caltagirone (Direttore Generale Fondazione IRCSS Policlinico S. Matteo Pavia), Marco Bosio (Direttore Sanitario) e Remigio Moratti (Direttore Scientifico)
Non mi scompongo, cari lettori. Se Benazzo e i suoi Superiori non hanno risposto ai miei interrogativi, dovrà rispondere qualcun altro.
L’articolo sull’intervista al Prof. Benazzo del giugno scorso:
https://calcioparole.wordpress.com/2012/03/10/i-patemi-danimo-del-professor-francesco-benazzo/
Com’è nato il tutto:
18 Risposte a “Caso Materazzi: la sindrome compartimentale acuta in parole semplici”
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Arcimboldo said
Così lo capisce anche l’uomo della strada. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Greasy said
È un post che fa paura.
Diossina said
Soprattutto l’ultima frase
Spiritoso said
Ora, questo articolo farà venire una sindrome gastroenterica acuta al chirurgo e al paziente 😆
Alpha89 said
Più chiaro di così si muore…
Personalmente, da tempo mi sono fatto l’idea che questa storia sia tutta una montatura e che Materazzi abbia semplicemente giocato a fare l’eroe.
Xantippo said
Per favore, vieni presto al dunque e dicci finalmente cos’hanno combinato.
Bordon1971 said
Ci devono assolutamente una spiegazione.
Lenticchia di Castelluccio said
Così, altro che tremargli i tatuaggi!!!!! 🙂
Sandrino55 said
Nulla quadra e nessuno risponde… Ma cosa vuol dire? Che quella tecnica non esiste? E se davvero non esiste, cosa dobbiamo pensare di quell’infortunio di Materazzi? Fu tutta un’invenzione giornalistica? A che scopo?
Diossina said
Vedi il commento di Alpha89!
Taribo said
Temo che in tanti si malediranno per aver sostenuto Materazzi.
MG said
Mi chiedo per quanto tempo ancora sperino di andare avanti senza che si scopra la commedia!
Voyager said
Comincio a pensare che tutto questo c’entri con la cacciata di Materazzi dall’Inter
Klaus said
Auch das mit Rosenberg war ein Riesen-Theaterstück!
Zibibbo said
Chi rischia grosso in caso di bufala è Benazzo
Romano de Roma said
A materà, mo’ che ‘ffamo?
Mastro Geppetto said
Marco, che naso lungo hai! 😆
L'Allegro Chirurgo said
Benazzo e il San Matteo non avranno risposto, ma ti sei praticamente risposta da sola.